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lunedì 31 ottobre 2016

Il Gioco del Male - Angela Marsons

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi parlo di un libro che mi ha sorpreso davvero in positivo e che sinceramente non mi aspettavo di poter apprezzare così tanto.
Un saluto e a presto



Il Gioco del Male // Evil Games
Angela Marsons

Edito Newton Compton Editori - Prezzo 9,90 € - Pagine 384 Genere Giallo
Quando viene rinvenuto il cadavere di uno stupratore, la detective Kim Stone e il suo team sono chiamati a investigare.
Sembra un semplice caso di vendetta personale, ma l’omicidio è solo il primo di una serie di delitti che via via diventano più cruenti. È evidente che dietro tutto questo c’è qualcuno con un piano preciso da realizzare.
Mentre le indagini si fanno sempre più frenetiche, Kim si ritrova nel mirino di un individuo spietato e deciso a mettere in atto il proprio progetto criminale, a qualunque costo. Contro un sociopatico che sembra conoscere ogni sua debolezza, la detective Stone si rende conto che ogni mossa potrebbe esserle letale.
E così, mentre il numero delle vittime continua a crescere, Kim dovrà considerare ogni minima traccia, perché con un avversario del genere anche la più remota pista va percorsa per fermare il massacro. E questa volta è una questione personale.

Quando il postino ha suonato alla porta per consegnarmi inaspettatamente questo libro, sono rimasto molto sorpreso e incuriosito dalla trama. Mi sembrava un libro che prometteva molto bene, ma avevo paura che la premessa potesse deludermi.
Invece, Angela Marsons mi ha saputo convincere e mi ha regalato una buona lettura.
Ringrazio la Newton Compton per la copia inviatami.


Direi di iniziare dai personaggi, aspetto che più mi ha colpito e che mi è piaciuto maggiormente.
La nostra protagonista è Kim Stone, una donna molto fredda all'apparenza, dura, con un passato alle spalle difficile da dimenticare. L'unico suo amico di vita, e partner di lavoro, è Bryant, un uomo molto diverso da Kim, che cerca sempre di strapparle un sorriso.
Personaggio migliore in assoluto, una costruzione psicologica davvero ben fatta, è quello di Alexandra Thorne, una psicologa davvero particolare. Una donna di bell'apparenza, furba, intelligente, fuori dal comune.
L'autrice introduce poi una serie di personaggi, alcuni più importanti e altri meno, come Dawson o Ruth Willis: alcuni servono soltanto in determinati momenti, altri diventano quasi delle "marionette", altri ancora saranno capaci di sorprendere il lettore quando meno se lo aspetta.
Un sistema di personaggi ben curato e gestito dall'autrice, che ha le idee ben chiare e crea un intreccio niente male, riuscendo a sfruttare bene tutto quello da lei creato.

È stato dato meno peso alle ambientazioni, nonostante non siano state fatte male.
I luoghi vengono presentati soltanto con quei dettagli utili e fondamentali ai fini della trama; il resto viene imputato all'immaginazione del lettore.
Tra i migliori, sicuramente la cantina di casa Dunn, dove inizia tutta la nostra storia, ma anche l'ufficio della dottoressa  Thorne, un luogo all'apparenza positivo, ma che è invece inondato da un'atmosfera negativa, che mette ansia anche al lettore stesso.
Ovunque ci si sposti, insieme alla nostra protagonista, la sensazione che si ha è quella di essere continuamente spiati e seguiti. C'è questa continua atmosfera di paura e tensione, che ci accompagna per l'intera lettura.

La trama è abbastanza interessante, contiene delle idee magari già viste, ma l'autrice riesce a gestirle in maniera diversa e nuova, cercando di intrecciarle tra loro.
La tensione c'è sempre, a volte di più e a volte meno, e questo aiuta ad alternare momenti in cui prevale l'azione, dunque più adrenalinici, a momenti più "morti", creando un mix davvero niente male.
Il libro è scritto bene, con uno stile molto semplice e diretto: questo permette alla lettura di essere molto fluida e per niente noiosa. In un batter d'occhio ci si trova ad essere quasi al termine del libro, pronti per il finale.

Buona conclusione per un libro davvero niente male. Il finale vede una parte piuttosto scontata direi, ma molto voluta dal lettore; però, arriva anche il colpo di scena, che conclude quel caso che per Kim ormai stava diventando quasi un'ossessione.

"Il Gioco del Male" è un libro davvero niente male, molto psicologico. Mi sono divertito tanto a leggerlo e devo dire che mi ha regalato anche diversi spunti di riflessione. Una lettura niente male, che consiglio, soprattutto agli amanti del genere.

lunedì 24 ottobre 2016

Spell Bound - Rachel Hawkins

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi lascio la recensione dell'ultimo capitolo di una trilogia fantasy che mi è piaciuta molto e che mi sento vivamente di consigliare.
Un saluto e a presto.

Spell Bound // Sortilegio
Rachel Hawkins

Edito Hyperion Books - Prezzo £6,99 - Pagine 336
I fini giustificano i mezzi.

*SPOILER* Leggi solo se hai già letto Hex Hall e Demon Glass!
Proprio quando Sophie Mercer aveva deciso  di accettare i suoi straordinari poteri magici, tipici di un demone, il Consiglio glieli ha tolti.
Ora Sophie è indifesa e in balia dei suoi nemici giurati, le Brannick, una famiglia di donne guerriere che dà la caccia ai Prodigium. O almeno questo è ciò che Sophie pensa, fino al momento in cui non farà una scoperta sorprendente.
Le Brannick sanno che una guerra epocale sta arrivando, e credono che Sophie sia l’unico essere abbastanza potente da salvare il mondo.
Ma senza la magia, Sophie non è così sicura di sé. Riuscirà a riottenere i suoi poteri prima che sia troppo tardi?


*SPOILER ALERT* Consiglio la lettura di questa recensione a coloro che hanno già letto i primi due romanzi della trilogia, Hex Hall e Demon Glass, in quanto potrebbero venire menzionati fatti successi proprio in questi due libri.
NON sono presenti spoiler su Spell Bound.

Finito Demon Glass, diverso tempo fa ormai, ero sempre più curioso di leggere il finale di questa trilogia davvero sorprendente. Già dal primo libro, infatti, i colpi di scena erano stati tanti e non vedevo l'ora di scoprire che cosa aveva in serbo per noi l'autrice in questo capitolo conclusivo.

Direi di partire, come di consueto, dai personaggi.
Già dalle prime pagine, quando noi lettori rientriamo nell'atmosfera di questo mondo magico, notiamo subito una grandissima capacità di Rachel Hawkins: mentre vengono reintrodotti i protagonisti, l'autrice è in grado di riprendere i fatti principali successi nei due libri prima e fornirci un quadro della situazione molto dettagliato, perfetto per chi, come è accaduto a me, ha lasciato trascorrere diverso tempo tra un libro e un altro.
La nostra protagonista, Sophie Mercer, è ormai una ragazza completamente diversa dal primo romanzo; ha scoperto tanti segreti circa la sua famiglia, la sua natura e le sue origini.
Ed è proprio di origini che si parla nella prima parte del romanzo, grazie all'approfondimento che ci viene dato dall'autrice sulle Brannick, delle donne guerriere che Sophie ha sempre visto come nemiche.
Quando, finalmente, la situazione sembra migliorare, ecco che torna l'effetto sorpresa, che ha per oggetto la scuola di Hex Hall (non dico altro per non fare spoiler). È proprio qui che, al fianco di Sophie, ritroviamo Cal e Jenna, due personaggi incredibili, ben caratterizzati e soprattutto ben usati dall'autrice.
Ritroviamo ovviamente anche Archer, pretesto per continuare quel triangolo amoroso presente anche in Demon Glass. Devo dire che, anche qui, comunque, non dà fastidio, viene lasciato in secondo piano e questo è un aspetto che ho molto apprezzato.
Rachel Hawkins, nel corso dei tre libri, ha inserito un numero molto elevato di personaggi, ma è riuscita a sistemarli sempre nei posti giusti, dando a tutti loro un ruolo più o meno importante ai fini della trama.

Sempre ben fatte le ambientazioni, che sono un vero e proprio punto forte di questi romanzi.
Tutto l'ambiente circostante e gli "sfondi" delle varie scene sono un qualcosa di MERAVIGLIOSO. Ogni luogo è ricco di dettagli e nella nostra testa ce li immaginiamo esattamente come vuole l'autrice.
L'atmosfera presente per tutto il libro gioca ancora una volta un ruolo fondamentale: appena si inizia la lettura di questo ultimo romanzo, la sensazione di venir catapultati in questo mondo caratterizzato dalla magia è immediata.

La trama non è niente male e pian piano si sciolgono i diversi nodi lasciati in sospeso in precedenza, senza però scendere nel banale, cercando sempre di tenere molto alta la tensione.
La lettura scorre, per questo, molto velocemente e non ci sono punti morti: più si scorrono le pagine, più si vuole arrivare al finale, per capire come la storia terminerà.

La conclusione, che questa volta funge anche da chiusura della trilogia stessa, mi è piaciuta molto!
Avevo paura di quello che potesse succedere, dell'happy-ending quasi scontato, e invece l'autrice  mi ha comunque sorpreso, compiendo qualche scelta più rischiosa, ma che io ho apprezzato molto.

Una trilogia che ho letto con molto piacere, caratterizzata da ironia e divertimento alternati ad azione e colpi di scena, che rendono il tutto molto coinvolgente e apprezzabile. Assolutamente consigliata, anche in inglese, dato che il linguaggio è abbastanza semplice e adatto anche a chi vuole iniziare a leggere qualcosa in lingua originale!

giovedì 8 settembre 2016

Il Richiamo del Cuculo - Robert Galbraith

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi parlo di un libro che mi ha sorpreso davvero in positivo e che sinceramente non mi aspettavo di poter apprezzare così tanto.
Un saluto e a presto

Il Richiamo del Cuculo // The Cuckoo's Calling
Robert Galbraith

Edito Salani editorePrezzo 18,60 €Pagine 547 Genere Giallo
Londra. È notte fonda quando Lula Landry, leggendaria e capricciosa top model, precipita dal balcone del suo lussuoso attico a Mayfair sul marciapiede innevato.
La polizia archivia il caso come suicidio, ma il fratello della modella non può crederci. Decide di affidarsi a un investigatore privato e un caso del destino lo conduce all’ufficio di Cormoran Strike.
Veterano della guerra in Afghanistan, dove ha perso una gamba, Strike riesce a malapena a guadagnarsi da vivere come detective. 
Per lui, scaricato dalla fidanzata e senza più un tetto, questo nuovo caso significa sopravvivenza, qualche debito in meno, la mente occupata.
Ci si butta a capofitto, ma indizio dopo indizio, la verità si svela a caro prezzo in tutta la sua terribile portata e lo trascina sempre più a fondo nel mondo scintillante e spietato della vittima, sempre più vicino al pericolo che l’ha schiacciata...

Dal momento in cui la vera identità di Robert Galbraith, aka J.K. Rowling, è stata scoperta e rivelata, tre anni fa ormai, Il Richiamo del Cuculo ha iniziato a fare un grandissimo successo e sempre più persone hanno iniziato a leggerlo.
Ero davvero curioso di immergermi nuovamente in uno scritto della Rowling, qualcosa che non c’entrasse niente con Harry Potter e che non si chiamasse “Il seggio vacante”, ma al tempo stesso ero un po’ titubante e non del tutto sicuro, così ho aspettato che il momento giusto arrivasse.

Direi di partire dall’analisi dei personaggi, come di consueto.
Il nostro protagonista è Cormoran Strike, investigatore privato. Un uomo che negli ultimi tempi risulta essere trasandato, con una situazione economica instabile e non invidiabile, che, quasi per caso, si trova a lavorare al caso di Lula Landry, ragazza che, secondo la polizia, si è suicidata.
Non sembra essere d’accordo, tuttavia, il fratello, John Bristow, convinto che la sorella non avesse motivo di suicidarsi.
Sin dalle prime pagine, ci viene presentata Robin, la nuova segreteria, inizialmente solo temporanea, di Strike. Robin è una ragazza eccezionale, bravissima a improvvisare, capace di capire le situazioni, perfetta per il ruolo assegnatole.
Il libro è ricco di numerosi personaggi, diversi tra loro, alcuni molto importanti, altri meno; sono tutti ben pensati e caratterizzati dall'autrice: ognuno ricopre un suo ruolo specifico e fornisce un certo tipo di informazione. È compito del lettore, poi, filtrare queste informazioni e capire quanto il personaggio sia affidabile.
Ottimo l’intero sistema, nel suo complesso, creato dalla Rowling, con persone che si odiano tra di loro, forniscono testimonianze spesso in disaccordo l’una con l’altra e creano molteplici dubbi nella testa del lettore.

Davvero ben fatto anche tutto l’aspetto delle ambientazioni.
Il romanzo è interamente ambientato a Londra e, grazie alle curate descrizioni dell’autrice, ci sembrerà di visitarla accanto a Cormoran: con un’alternanza di vicoli sconosciuti e posti ben più importanti e famosi, il libro ci offre luoghi ricchi di indizi, fondamentali per lo sviluppo dell’intera storia.
Ogni dettaglio, anche quello che sembra più insulso e inutile, ha in realtà un suo perché ed è importante tenerlo a mente.
Le atmosfere di ogni luogo sono particolari, ognuna con le sue peculiarità, e molto percepibili: la Rowling, grazie all'utilizzo di un linguaggio molto preciso, riesce a trasmettere esattamente le sensazioni che vuole, nei momenti più opportuni, rendendo la lettura ancora più coinvolgente.

La trama, non troppo originale, è comunque abbastanza convincente.
L’idea di fondo è in parte già vista, però è stata comunque sviluppata e gestita molto bene, durante l’intera durata della storia.
La capacità della Rowling di fornire i dettagli giusti nei momenti giusti è davvero eccezionale: niente viene svelato troppo presto, ma, anzi, ogni pagina nasconde un indizio, un dettaglio, che potrebbe essere utile per il finale.
Tutto questo riesce a rendere la lettura ancora più affascinante per il lettore, il quale viene completamente avvolto dalla storia e si ritrova, già dalle prime pagine, immerso in questa avvincente avventura.

L’intero romanzo, suddiviso in cinque parti, è ben organizzato e le vicende sono ben distribuite.
Con una estrema naturalezza, l’autrice è in grado di condurci al finale, la parte ovviamente più attesa di tutte.
Una conclusione che ho apprezzato molto, nonostante non mi abbia sorpreso più di tanto. Per i lettori assidui di gialli e thriller, indovinare l’assassino non è un compito impossibile.
Il movente non è del tutto innovativo, anche se comunque non è così scontato, e questo rende il tutto comunque apprezzabile.

Un giallo che, a dirla tutta, non credevo potesse piacermi così tanto: la cara Rowling ha saputo sorprendermi in positivo e, adesso, non vedo l’ora di leggere le successive avventure di Strike e Robin, ad iniziare con “Il baco da seta”.

lunedì 5 settembre 2016

Harry Potter and The Cursed Child - J.K. Rowling, John Tiffany, Jack Thorne

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Torno finalmente a scrivere sul blog, sperando questa volta di ritrovare quella costanza che ormai manca da un po'.
Ricominciano con le recensioni e oggi voglio parlarvi di un libro che ha fatto tanto parlare di sé, che a me sinceramente non ha convinto più di tanto.
Un saluto e a presto.

Harry Potter and the Cursed Child // Harry Potter e la Maledizione dell'Erede
J.K. Rowling, Jack Tiffany, Jack Thorne

Edito Little Brown - Prezzo 20,00 £ - Pagine 352 - Genere Fantasy
L'ottava storia. Diciannove anni dopo.

È sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora che è un impiegato del Ministero della Magia oberato di lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare. Mentre Harry Potter fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il secondogenito Albus deve lottare con il peso dell'eredità famigliare che non ha mai voluto. Il passato e il presente si fondono minacciosamente e padre e figlio apprendono una scomoda verità: talvolta l'oscurità proviene da luoghi inaspettati.

Da quando era stato annunciato, Harry Potter and the Cursed Child era direttamente entrato nella lista dei libri da leggere. Mi sono tenuto a debita distanza dalla trama e da qualsiasi recensione, perché volevo affrontare questa lettura senza avere nessun tipo di influenza esterna.

Direi di partire come di consueto dai personaggi.
L’opera teatrale inizia proprio da dove i Doni della Morte ci avevano lasciato: diciannove anni dopo, King’s Cross. La prima scena è volta a presentarci i personaggi principali dell’intera storia.
Il protagonista è l’ultimo figlio di Harry e Ginny, Albus Severus Potter, quasi pronto a prendere per la prima volta l’espresso per Hogwarts.
Facciamo conoscenza inoltre di James Potter, fratello maggiore di Albus, e Rose Granger-Weasley, figlia di Ron e Hermione; entrambi, tuttavia, ricoprono un ruolo meno importante ai fini della storia. 
Scorrendo le prime pagine, veniamo a conoscenza di Scorpius Malfoy, presunto figlio di Draco e Astoria. C’è subito una sintonia con Albus e, presto, i due diventano inseparabili. Scorpius è oggetto di una voce di corridoio: la gente crede, infatti, che sia il figlio di Voldermort.

«Non ci sarà mai una risposta perfetta in questo mondo disordinato ed emotivo. La perfezione va oltre ciò che l’uomo può raggiungere, perfino oltre ciò che la magia può raggiungere. In ogni momento splendente di felicità, ci sarà una ‘goccia di veleno’: la consapevolezza che il dolore tornerà di nuovo. Sii onesto verso coloro che ami, mostra loro il tuo dolore. Soffrire è umano proprio come respirare.»

Assistiamo alla crescita di questi ragazzi in pochissimo tempo, e questo è un aspetto che mi ha fatto storcere non poco il naso. In poche pagine, infatti, passiamo dal primo anno al secondo, dal secondo al terzo, per poi arrivare, un po’ più lentamente, al quarto. Capisco che non si possa avere un libro per ogni anno trascorso ad Hogwarts, però avrei preferito leggere qualche pagina in più del loro tempo speso a scuola, per avere una maggiore consistenza e caratterizzazione dei personaggi.
I dialoghi sono l’unico strumento che ci permette di scoprire qualche caratteristica in più sui personaggi, ma questo non basta, soprattutto per quelli nuovi: riportare il testo teatrale così non penso sia stata un’ottima idea; avrei preferito l’aggiunta di qualche descrizione per colmare la mancanza dell’aspetto visivo del libro rispetto al teatro.

«La verità è una cosa bella e terribile allo stesso tempo, e pertanto dovrebbe essere trattata con estrema cautela.»

Dell’intera saga, ritroviamo diversi personaggi.
In primis, il trio protagonista: Harry, che ogni tanto infastidisce il lettore, un po’ come accadeva anche negli altri libri, e che spesso non sembra neanche lui; Hermione, che ho trovato molto simile a come l’avevo lasciata; Ron, che assume un ruolo più marginale e, soprattutto, più inutile, oltre al fatto che spesso pronuncia battute molto stupide.
*SPOILER* Inoltre, nuove apparizioni da grandi personaggi che non ci aspetteremmo mai: Severus Snape, il quale ogni tanto però pronuncia frasi che non gli appartengono; Dolores Umbridge; Albus Dumbledore, altra apparizione molto positiva, anche se solo come ricordo in un quadro, seppure, proprio come Snape, spesso le sue battute non sono azzeccate; Cedric Diggory.
Per quanto sia "bello" rivedere tanti vecchi personaggi della saga, questo non fa altro che aumentare il senso di estraneità che questa storia ha nei confronti dei precedenti volumi, oltre al fatto che ci sembra sempre di più di leggere una qualsiasi fanfiction.

«A volte i costi sono fatti per essere sostenuti.»

Parlare delle ambientazioni ovviamente è quasi inutile.
Dato che il testo teatrale è stato riportato senza nessuna modifica, ovviamente non esistono descrizioni dei luoghi che ci troviamo a visitare nel corso della storia.
Molte scene sono ambientate in posti noti ai lettori della saga, e questo aiuta molto, però ce ne sono alcuni (anche piuttosto importanti) del tutto nuovi, dei quali desideravo avere qualche dettaglio in più.
Nonostante questo, forse grazie agli altri libri della saga, l’atmosfera “potteriana” si sente, eccome se si sente. Anche in un contesto diverso, più adulto, si percepisce quella magia tipica dei libri di Harry Potter, che invoglia il lettore a concludere la lettura.

«L’audacia non perdona la stupidità.»

La trama, a mio parere, non è delle più convincenti.
Ho iniziato il libro praticamente senza sapere niente e probabilmente è stato un bene, altrimenti ne sarei rimasto davvero deluso. Il nucleo di base, l’utilizzo spropositato della Giratempo, non è di certo delle più originale e avrei inoltre gestito alcuni dettagli in maniera diversa.
*SPOILER* L’idea che Voldemort abbia una figlia non mi ha sorpreso più di tanto, perché un po’ era prevedibile, però non è per niente credibile per un personaggio come lui. È stato un escamotage poco convincente, per quanto mi riguarda.
Poi, i viaggi nel tempo sono fatti piuttosto male e alcuni non hanno davvero un senso: si vuole evitare la morte di Cedric, e con la Giratempo si torna indietro alla prima prova del torneo Tremaghi..Perché? Dopo, si torna indietro alla seconda prova. Per quanto mi riguarda, non ha proprio senso.
La lettura comunque scorre molto velocemente: leggere questa serie di dialoghi è solo che un piacere e in poche ore si arriva alla Fine, senza neanche accorgersene, un po’ come succedeva con i precedenti libri della saga.Leggendolo, però, si sente comunque un distacco, sembra, come dicevo prima, quasi di leggere una fanfiction e non l’ottavo libro di Harry Potter, anche perché tale non penso possa definirsi. Lo stile diverso (opera teatrale invece che romanzo) ci ricorda che stiamo leggendo qualcosa legato ad Harry Potter, sì, ma per i veri fan della saga, l’ultimo capitolo rimane “I Doni della Morte”.

«Quelli che amiamo non ci lasciano mai veramente. Ci sono cose che la morte non può toccare. La pittura… e il ricordo… e l’amore.»

Rimane il finale, che ho tutto sommato apprezzato.
Il tocco e la genialità di J.K. Rowling si vedono, e ogni tanto saltano fuori dettagli davvero stupefacenti, soprattutto quando passato e presente iniziano a mescolarsi tra loro, tipici di questa fantastica autrice.
La conclusione, un po’ come quello de “I Doni della Morte”, sembra porre la parola fine, in maniera definitiva, con una conclusione in parte prevedibile, ma comunque piacevole.
Harry Potter and the Cursed Child è un libro che non posso dire mi abbia deluso, non avevo aspettative a riguardo, che ho letto piacevolmente, che comunque non sconsiglio, ma che non ha saputo convincermi più di tanto.
Forse, in veste di romanzo e con diversi ritocchi, le cose sarebbero state diverse.

mercoledì 2 marzo 2016

Segreto di famiglia - Mikaela Bley

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi lascio la recensione di un libro che uscirà domani in libreria, che non mi è dispiaciuto, ma che non è stato capace di convincermi fino in fondo.
Un saluto e a presto.

Segreto di famiglia // Lycke
Mikaela Bley

Edito Newton Compton Editori - Prezzo 12,00€ - Pagine 331 - Genere Thriller
A Stoccolma è un freddo e piovoso venerdì di maggio, quando la piccola Lycke, di soli otto anni, scompare improvvisamente nel centro della città.
La rete televisiva nazionale si lancia subito sulla notizia e manda sul campo un’inviata specializzata in cronaca nera, Ellen Tamm. Chi ha visto Lycke per l’ultima volta? Chi sono i suoi genitori? Il padre e la madre di Lycke sono separati ed è stata la nuova moglie del padre ad accompagnare la bambina al centro sportivo, dove se ne sono perse le tracce. La donna, madre a sua volta da poco, racconta la sua versione dei fatti, ma ci sono delle zone d’ombra nella testimonianza. La tata che ha cresciuto la bambina è chiusa nel dolore. La madre di Lycke invece è imperscrutabile, soffre ancora il peso del divorzio e di una depressione post partum mai affrontata. Il padre, dal canto suo, non si dà pace. Nel frattempo Ellen si impegna in una ricerca spasmodica, nonostante la corruzione della polizia, i sempre più strani comportamenti dei genitori di Lycke e le frecciate velenose dei colleghi. Ma ha deciso di fare il possibile per fronteggiare la situazione da vera professionista, perché questo caso le ricorda da vicino ciò che conosce sin troppo bene: segreti di famiglia, bugie, inganni che la obbligheranno a confrontarsi con il proprio doloroso passato, mentre le speranze di ritrovare la bambina scomparsa si assottigliano…

Non ero a conoscenza di questo libro ma quando, con mia grande sorpresa, il corriere me lo ha consegnato, ho dato subito un’occhiata alla trama, per poi fiondarmi immediatamente su questo thriller, libro di esordio dell’autrice. Devo dire che non mi è dispiaciuto, anche se qualche difetto, purtroppo, ce l’ha. Colgo l’occasione per ringraziare l’editore della copia che mi è stata gentilmente inviata.

Partiamo con ordine e parliamo dei personaggi, che ho apprezzato abbastanza.
Mentre nella prima parte del romanzo si alternano ben quattro punti di vista diversi, dalla seconda metà in poi, invece, viviamo il resto della vicenda esclusivamente dal punto di vista di Ellen, la vera protagonista del romanzo. Ellen è una giornalista di cronaca nera, con un passato un po’ confuso e misterioso. Le viene affidato il caso di Lycke, la bambina di otto anni scomparsa vicino al circolo di tennis. Indagando, cercando indizi e possibili soluzioni, il caso si fa sempre più difficile e il passato di Ellen inizia pian piano a riaffiorare. Si dimostra essere una ragazza abbastanza forte, anche se con Jimmy in giro, ex-fidanzato e attuale capo, il cambiamento che il suo comportamento e atteggiamento subiscono è radicale. 
Gli altri tre punti di vista che leggiamo sono quelli di Chloé, matrigna di Lycke, Helena, madre biologica, e Mona, la tata della bambina.
Helena è un personaggio che non mi è piaciuto per niente e l’ho odiata fin da subito; credo, tuttavia, che fosse proprio intenzione dell’autrice quella di creare un personaggio così; Chloé e Mona, invece, mi sono piaciute entrambe abbastanza, anche se solo Mona, delle tre, sembra manifestare realmente un dolore forte per la scomparsa della bambina.
Infine, c’è Harald, ex-marito di Helena e padre di Lycke. La sparizione della bambina lo distrugge completamente ed è disposto a fare di tutto pur di ritrovarla.
Nonostante sia i personaggi primari che secondari siano gestiti abbastanza bene, si nota subito come il quadro generale di certo non spicchi di originalità: l’autrice, fin dalle prime pagine, ci vuol far sospettare della matrigna, un personaggio troppo scontato, ma non comunque impossibile, che potrebbe essere legata in qualche modo alla sparizione della bambina; in generale, alcune situazioni risultano essere davvero troppo scontate, improbabili e dunque poco credibili.

Aspetto, invece, molto interessante e ben fatto è quello delle ambientazioni.
Il mondo creato dalla Kley è davvero ben pensato e ben strutturato, ogni dettaglio è coerente con l’insieme e il tutto funziona molto bene. I luoghi sono collegati bene tra loro, in maniera sensata e per niente scontata.
Gli indizi sono studiati nei minimi dettagli e vengono forniti sempre nei momenti giusti, anche se un lettore esperto del genere, comunque, riesce spesso a prevederli o, almeno, a non cascare nei tranelli dell'autrice.
Le atmosfere sono davvero interessanti: ogni scena, fin da subito, risulta essere molto inquietante e il lettore spesso ha dentro di sé un misto di ansia e terrore.

La trama, a mio parere, non è sicuramente delle più originali e pecca un po' di fantasia. Anche lo
sviluppo, a volte, risulta un po' carente, banale e scontato, come se fosse un qualcosa di già visto.
Mi è piaciuto molto, invece, lo stile dell'autrice che, per essere al suo primo romanzo, non è per niente male: scrittura diretta, semplice, che trascina completamente il lettore all'interno del libro, caratterizzato da un ritmo veloce, perfetto per il genere in questione.

Nel momento in cui si inizia a leggere un romanzo classificabile come thriller, la parte che più in assoluto si vuole leggere è il finale.
La conclusione di questo romanzo, purtroppo, non ha saputo entusiasmarmi. Mi aspettavo sicuramente di più e, una volta letta, mi ha lasciato piuttosto vuoto, deluso, come se dovessi ancora leggere il vero finale. Se da un lato, forse, l'autrice prova a sorprendere con un finale insolito, con delle motivazioni inaspettate quasi, dall'altro, in realtà, delude molto: molto breve, sembra quasi buttato lì semplicemente per porre la parola fine al romanzo. In pochissime pagine rivela il tutto, in maniera quasi superficiale, senza dare delle motivazioni che, a mio parere, potessero essere davvero credibili, soprattutto per il modo in cui aveva sviluppato tutta la storia nel corso del libro.

Un romanzo si e no, che non mi sento di sconsigliare perché ha saputo regalarmi alcune ore di lettura davvero piacevoli e che si è rovinato, secondo me, nel finale. Consiglio di leggerlo senza troppe aspettative, anche se durante la lettura è inevitabile farsene almeno un minimo, soprattutto per chi ama il genere.

mercoledì 24 febbraio 2016

Red Queen - Victoria Aveyard

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Dopo un lungo periodo di pausa (per cui non so come scusarmi), torno con un nuovo post, sperando di riuscire nei prossimi giorni a smaltire le cinque recensioni, inclusa questa, che ho in arretrato.
Oggi vi parlo di "Red Queen", libro che mi ha sorpreso moltissimo, di cui non vedo l'ora di leggere il seguito.
Un saluto e a presto.

Red Queen // Regina Rossa
Victoria Aveyard

Edito Penguin Group - Prezzo 11,99 $ - Pagine 400 - Genere Romanzo fantasy/distopico
«Le persone inutili, quelle che commettono errori, possono essere rimosse. Tu puoi essere rimossa

Il mondo di Mare Barrow è diviso dal colore del sangue: rosso o argento. Mare e la sua famiglia sono Rossi, povera gente, destinata a vivere di stenti e costretta ai lavori più umili al servizio degli Argentei, valorosi guerrieri dai poteri sovrannaturali che li rendono simili a divinità. Mare ha diciassette anni e ha già perso qualsiasi fiducia nel futuro. Finché un giorno si ritrova a Palazzo e, proprio davanti alla famiglia reale al completo, scopre di avere un potere straordinario che nessun Argenteo ha mai posseduto. Eppure il suo sangue è rosso... Mare rappresenta un'eccezione destinata a mettere in discussione l'intero sistema sociale. Il Re per evitare che trapeli la notizia la costringe a fingersi una principessa Argentea promettendola in sposa a uno dei suoi figli. Mentre Mare è sempre più risucchiata nelle dinamiche di Palazzo, decide di giocarsi tutto per aiutare la Guardia Scarlatta, il capo dei ribelli Rossi. Questo dà inizio a una danza mortale che mette un nobile contro l'altro e Mare contro il suo cuore.

Vedere un libro praticamente dappertutto non si sa mai se sia un bel segno o meno. Ho aspettato, ho resistito, non ho mai letto la trama e poi, tutto d'un tratto, mi sono deciso a cominciarlo. Non sapevo proprio cosa aspettarmi, ma "Red Queen", nonostante non sia il distopico classico al quale sono abituato, ha saputo sorprendermi in positivo.

Partiamo, come di consueto, con i personaggi.
La nostra protagonista è Mare Barrow che, per una serie di vicissitudini, si troverà a lavorare a Palazzo, circondata dagli Argentei, da lei tanto odiati. Mare è la nostra eroina, è l'eccezione alla regola: nonostante il sangue Rosso, possiede un superpotere straordinario, inspiegabile perfino per gli Argentei.

«Sono un errore. Sono una menzogna. E la mia vita dipende dal mantenere tale illusione.»


Proprio a Palazzo, conoscerà due personaggi che, a mio parere, l'autrice ha costruito in maniera straordinaria: Cal, erede al trono, e Maven, il secondogenito. Due fratelli molto diversi tra di loro, con cui sia la protagonista che il lettore verranno spesso a contatto. Pian piano si scopriranno sempre più dettagli sui due e proprio questo porterà Mare a fare delle scelte non sempre condivisibili, ma decisamente importanti per la trama.
Nonostante la buona caratterizzazione, non ho sempre avuto modo di apprezzare Kilorn, il migliore amico di Mare. Non ho spesso compreso le sue scelte e i suoi atteggiamenti; è un ragazzo particolare, che si sentirà anche tradito dalla protagonista stessa.
Niente da dire per quanto riguarda Elara, l'attuale regina di Norta: grandissimo personaggio, ben caratterizzata e, in alcuni punti del libro, davvero sorprendente.

«Noi Argentei non badiamo al dolore ma, invece, siamo orgogliosi. Orgoglio, dignità, onore - questo è quello che nessuna abilità potrà mai rimpiazzare.»

La Aveyard gestisce (quasi) tutti i personaggi davvero molto bene: li approfondisce moltissimo, anche quelli secondari, facendoceli conoscere da diversi punti di vista, dandoci una visione più che completa del mondo creato da lei stessa.
Le ambientazioni (world-building) sono a dir poco fantastiche.
Il mondo distopico creato dall'autrice è ben pensato, incredibile, ricco di dettagli.
Mi è piaciuta molto la classificazione in base al sangue: Red, le persone povere della società, e i Silver, i ricchi, coloro che hanno dei superpoteri.

«Gli Argentei sono diversi, ricordo a me stessa. Le loro cicatrici non durano. Non ricordano il dolore

Inizialmente, l'aspetto dei superpoteri mi ha molto confuso: come ho detto primo, non sapevo nulla della trama e mi aspettavo un distopico "classico", senza aspetti soprannaturali. Devo dire però, da amante del genere fantasy, che la scelta mi è piaciuta molto e ha dato sicuramente una peculiarità in più al romanzo stesso.
Ottima anche l'atmosfera, presente un po' per tutte le pagine del libro, caratterizzata da ansia, a volte paura, unita alla sensazione di non potersi fidare di nessuno, neanche di coloro che si conoscono da una vita.

«Chiunque può tradire chiunque

La trama è interessante, particolare, con qualche tocco originale che la distingue dalla maggior parte dei distopici classici.
Victoria Aveyard sviluppa il tutto molto bene, immergendo completamente il lettore, che si troverà letteralmente travolto dalla storia, di cui vorrà leggere quanto prima le ultime pagine.
Un stile non troppo complicato, che rapisce, accompagnato da un ritmo incalzante, presente per l'intero romanzo.
Ottimo anche il finale, decisamente sorprendente.
Il libro è ricco di colpi di scena davvero incredibili, ma l'autrice si tiene il migliore per la fine: nelle ultime cinquanta/settanta pagine, la storia prende una svolta davvero inaspettata, che lascia senza fiato e senza parole.
"Red Queen" ha saputo davvero sorprendermi in positivo, rivelandosi un gran bel libro, ben scritto, che pone delle ottime basi per quella che potrebbe essere una serie da tenere assolutamente sott'occhio. Mi pare inutile dire che la voglia di leggere il secondo, Glass Sword, uscito in lingua inglese il 9 Febbraio, è altissima. Intanto, non posso far altro che consigliarvi caldamente questo primo libro!

«La verità non conta. Ciò che conta è quello a cui credono le persone.»

venerdì 1 gennaio 2016

Bilancio letture 2015

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Siamo arrivati anche alla fine del 2015, molto positivo per me non solo dal punto di vista dei libri.
Augurandovi ancora delle buone feste e un buon anno, vi lascio i tre migliori libri che ho letto quest'anno e quello che invece mi ha deluso in modo particolare, di cui presto arriverà la recensione.
Un saluto e a presto.


#1 The Program - Suzanne Young
Romanzo in vetta al podio, che mi ha completamente sorpreso e che mi ha preso fin dalla prima pagina. Suzanne Young ha creato un mondo davvero impressionante, invaso dal terrore e dalla paura di esteriorizzare le proprie emozioni e sensazioni. Il Progamma è a dir poco spietato, inquietante, orrendo.
La Young ha uno stile semplice, ma allo stesso tempo accattivante, che scaraventa il lettore a fianco di una protagonista intenta a evitare l'inevitabile.
Primo libro di una fantastica duologia, The Program è assolutamente un libro consigliato, perfetto anche per una lettura in lingua inglese non troppo difficile.

«Per combattere l’epidemia, il nostro distretto scolastico ha implementato la versione ancora sperimentale del Programma – una nuova filosofia di prevenzione. Tra le cinque scuole, gli studenti sono monitorati per eventuali cambi di umore o di comportamento, segnalati in caso di determinazione di una minaccia. Chiunque mostri tendenze suicide non consulta più uno psicologo. Ma vengono chiamati gli handlers.
E poi arrivano e ti portano via.»

#2 Red Queen - Vicotria Aveyard
Altro romanzo, altro distopico, altra rivelazione.
"Regina Rossa" compariva praticamente dappertutto online, e io mi ero deciso ad aspettare, perché avevo paura che mi deludesse. Ho aspettato, non sapevo nulla della trama e a un certo punto l'ho letto.
Ciò che ho trovato è stato un romanzo distopico molto particolare, diverso dai soliti che leggo, caratterizzato dalla presenza di un tocco tipico del genere fantasy. La scelta mi è piaciuta moltissimo e la Aveyard, con uno stile davvero niente male, è riuscita a trascinarmi all'interno del libro, riuscendomi a regalarmi una gran bella lettura, caratterizzata da una trama per niente banale e da una serie di colpi di scena di grande effetto. Aspetto il seguito, Glass Sword, che dovrebbe arrivare il prossimo Febbraio.

«Chiunque può tradire chiunque»

#3 Aristotle & Dante Discover the Secrets of the Universe - Benjamin Alire Sáenz
Questa volta cambiano totalmente genere e parliamo di un romanzo di formazione.
Lo volevo leggere da un po' di tempo dato che la trama mi ispirava, ma l'occasione giusta ancora non era arrivata. Con l'uscita del libro in Italia, mi sono deciso a iniziarlo: avevo aspettative molto alte, ma sono state pienamente soddisfatte.
Il romanzo lo si legge velocissimamente perché cattura, perché lo stile dell'autore è molto semplice e diretto e perché Aristotle e Dante ci invogliano a leggere di loro e delle loro avventure.
La loro storia è convincente e ricca di spunti di riflessione: l'autore tratta temi molto importanti e attuali, come il pregiudizio, il bullismo e l'omosessualità, rimanendo oggettivo e approfondendoli in maniera adeguata. Libro davvero consigliato, con un inglese abbastanza semplice, adatto anche a chi non legge spesso in lingua o a chi vuole provare a cominciare.

«Tutti noi abbiamo le nostre battaglie da combattere.»


#LibroDeludente2015 Half Bad - Sally Green
Cambiamo di nuovo genere e passiamo al fantasy.
Vedevo spesso sui blog recensioni positive su questo libro, ma non mi convincevo mai a cominciarlo. Tutto d'un tratto, ho deciso di iniziarlo, con aspettative altissime, convinto che mi avrebbe conquistato come ha saputo fare con migliaia di lettori.
Purtroppo "Half Bad" non si è rivelato ciò che pensavo fosse: la prima cosa che mi ha completamente disturbato durante tutta la lettura del libro è stato lo stile dell'autrice, che non mi ha convinto fin dall'inizio e che non sono riuscito ad apprezzare con lo scorrere delle pagine. Un modo troppo particolare di strutturare il libro, a mio parere non adatto per il tipo di storia narrato.
Inoltre, non ho trovato neanche una grande sintonia con i personaggi che sì, sono ben approfonditi, ma non sono riusciti a conquistarmi; facevo fatica a immedesimarmi nel protagonista a volte, non riuscendo a cogliere al meglio tutte le sfumature della storia. Avevo difficoltà anche ad andare avanti con il romanzo e, finito, ne sono rimasto completamente deluso. Davvero un gran peccato.