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sabato 22 aprile 2017

Una ragazza bugiarda - Ali Land

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi lascio la recensione di un libro dal quale non sapevo cosa aspettarmi, un thriller molto particolare, che ha saputo sorprendermi.
Un saluto, tante buone letture e a presto.




Una ragazza bugiarda || Good me Bad me
Ali Land
Edito Newton Compton Editori - Prezzo 9,90 € - Pagine 350 - Genere Thriller
La mela non cade mai lontana dall'albero.

Denunciare la propria madre a soli quindici anni può essere straziante.
Dopo quella decisione, la vita di Annie è completamente cambiata. Ora ha un nuovo nome, Milly, e vive insieme alla sua nuova famiglia: Mike, la moglie Saskia e la figlia, Phoebe. Adattarsi ai loro ritmi e alle loro abitudini è molto più complicato di quanto avesse pensato.
E il pensiero del processo che si avvicina, nel quale sarà chiamata come testimone, non le dà tregua.
Mike, che inizialmente aveva richiesto l’affidamento di Milly sperando di poterla aiutare, è sopraffatto dai suoi impegni di psicoterapeuta.
Saskia riesce a malapena a gestire la figlia naturale, e non è in grado di occuparsi anche di quella adottiva.
Phoebe ha reagito malissimo all'arrivo di Milly: è sempre di malumore, vorrebbe che se ne andasse e, per rivalsa, comincia a maltrattarla, spalleggiata dalle amiche.
Milly si sente isolata e in cerca di sostegno. Avrebbe assoluto bisogno di qualcuno che le desse ascolto: ci sono segreti che riguardano i crimini di sua madre, di cui sa molto di più di quanto non abbia confessato.
Eppure nessuno sembra disposto a farlo…

Ricevuto inaspettatamente, "Una ragazza bugiarda" è un libro strano, interessante, peculiare.
Ringrazio la Newton Compton Editori per la copia che mi è stata gentilmente inviata.

Iniziamo, come di consueto, a parlare un po' dei personaggi, l'aspetto del libro più intrigante di tutti.
La nostra protagonista è Milly, una ragazzina che per anni ha vissuto in un contesto familiare orrendo, difficile, con una mamma che possiamo definire psicopatica.
Milly è un personaggio molto dinamico. Più scorriamo le pagine, più scopriamo segreti sempre più profondi, più inaspettati e, a volte, anche pericolosi.

«Le piaccio, credo. Ha visto solo le parti buone. Certe porte non dovrebbero essere aperte, me lo dicevi sempre. Mostra solo il lato che piacerà alla gente. Solo quello di cui sei sicura.»

La famiglia a cui viene data in affido sembra normale, almeno a vederla. Il padre, Mike, è molto protettivo e ha il compito di aiutarla; Saskia, che prova a fare la mamma brava, ma che spesso in realtà fallisce; infine, Phoebe, la possibile "nuova sorella" di Milly, con la quale instaura fin da subito in rapporto di puro odio.
Phoebe, insieme alla sua amica Izzy, non le dà tregua: a casa, a scuola, ovunque la incontri.
In questo mezzo incubo, la nostra protagonista viene aiutata da Morgan, una ragazzina che vive nel palazzo vicino.
Morgan e Milly creano subito un rapporto di amicizia, dove una può contare sull'altra.
Il sistema dei personaggi funziona molto bene ed è tutto molto chiaro nella testa dell'autrice.
Le loro relazioni si intrecciano, creando una rete molto fitta, dove tutto, a un certo punto, diventa inaspettato.
I temi trattati sono tanti: la solitudine, il rimorso, il dolore e l'amore sono solo alcuni degli argomenti a cui viene dato ampio spazio.

«Qualcosa la inseguiva, e lei poteva correre veloce e scappare lontano, non faceva alcuna differenza, la stava sempre alle calcagna.»
«Che cos'era?»
«Una serpe. [...]»
«Una serpe è come un serpente?»
«»
«Perché inseguiva la ragazza?»
«Non era veramente un serpente, faceva solo finta di esserlo.»
«E che cos'era?»
«Era una persona [...]»
«E come fa una persona a trasformarsi in serpente?»
«Certe volte le persone non sono quello che dicono di essere.»

Ben fatte anche le ambientazioni, seppur niente di troppo eccezionale.
Alcuni luoghi hanno una connotazione positiva, come la nuova casa in cui va a vivere Milly, che le dà spesso, tranne in alcuni casi, emozioni positive; altri, invece, fanno riaffiorare ricordi negativi, come la "stanza dei giochi" della mamma.
L'autrice fornisce spesso descrizioni abbastanza dettagliate, soprattutto se il luogo è importante, e lascia i pochi restanti dettagli alla fantasia del lettore.
L'ambientazione viene spesso influenzata e a volte invece influenza la protagonista stessa: in inglese il libro infatti si chiama "Good Me Bad Me" (una sorta di "La buona me, la cattiva me"), titolo molto più azzeccato a mio parere, che riassume proprio ciò che è Milly.

La trama è buona, il ritmo è sempre molto elevato e la lettura scorre via che è un piacere.
Si scoprono sempre più dettagli e il lettore comincia a sospettare di tutti: non ci si può fidare di nessuno, almeno così sembra, neanche della stessa Milly.
L'intreccio dei fatti è ben concepito dall'autrice, che crea un mix di adrenalina e colpi di scena niente male, seppure non del tutto imprevedibile.
Si alternano scene più tranquille a scene di tensione, e l'accoppiata è vincente.

Le pagine scorrono, i fatti accadano e, in poco tempo, si arriva al finale.
Una conclusione particolare, interessante e, per un lato, inaspettata.
Quando tutto si sembra assestato, con un equilibrio ormai ritrovato, ecco che l'autrice inserisce un colpo di scena finale, un'esplosione alle vite dei personaggi.
Un colpo di scena un po' forzato, forse, ma che permette di portare alla luce tutto, di capire davvero quanto contorta può essere la mente delle persone.

Un thriller meno tradizionale, molto psicologico, scritto con uno stile diverso, un alternarsi di discorsi diretti e indiretti, che fa sentire il lettore spesso spaesato e confuso.
Una lettura particolare, che consiglio soprattutto agli amanti del genere, ma anche a chi vuole approcciarsi a un romanzo diverso.

mercoledì 29 marzo 2017

All In Pieces - Suzanne Young

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Arriva finalmente una nuova recensione: oggi vi parlo di un libro di Suzanne Young, autrice dalla quale mi aspettavo molto e che è stata capace di confermarsi in un genere e in una storia completamente rinnovati.
Un saluto, buone letture e a presto!


All In Pieces
Suzanne Young
Edito Simon Pulse - Prezzo 17,99 $ - Pagine 259 - Genere Romanzo
"Problemi nella gestione della rabbia"
È così che è stata classificata Savannah Sutton dopo aver infilzato una matita nella mano del suo ex fidanzato dopo aver deriso il fratello minore di Savannah, Evan, perché disabile. Questo è il motivo per il quale è stata mandata alla Brooks Academy – una scuola superiore alternativa che viene usata come centro per punizioni temporanee.
I giorni alla Brooks sono orribili, ma a casa la situazione è ancora più squallida. Savvy fatica per prendersi cura del fratello da quando la madre li ha abbandonati anni prima, mentre il padre, ormai ubriacone, è meglio lasciarlo perdere. La vita con Evan è una sfida perenne, ma per Savvy è anche la persona più importante al mondo.
Ma poi arriva Cameron, un nuovo studente problematico della Brooks, un ragazzo che ha alle spalle una famiglia perfetta, una di quelle che Savvy ha sempre pensato esistessero solo in TV. Cameron sembra determinato a demolire tutte le pareti che Savvy ha costruito attorno a sé – ma se lei inizia a fidarsi, tutto ciò per cui ha lavorato duramente negli anni potrebbe sgretolarsi in un istante.
E con sua zia che cerca in tutti modi di prendersi in custodia Evan e il suo ex fidanzato che vuole vendetta, Savvy lotta per cercare di tenere tutti i vari frammenti della sua vita insieme. Ma non sa fino a quanto potrà resistere.

Dopo aver amato letteralmente The Program (QUI la recensione) e The Treatment (QUI la recensione), ero molto curioso di poter leggere altro di questa autrice.
Uscito pochi mesi fa, All in Pieces è entrato subito nella lista delle "prossime letture" e, appena avuta l’occasione, l’ho cominciato. Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo libro: la paura di rimanere deluso era molto alta, ma invece la Young conferma la sua bravura e il suo stile, in un romanzo molto diverso dagli altri due.

Partiamo dall'analisi dei personaggi, ben fatti e ben gestiti.
Savannah "Savvy" Sutton, personaggio principale e voce narrante, è una ragazza molto particolare, caratterizzata da un passato per niente facile e una situazione familiare tutt'altro che semplice: da un lato, la madre, una figura inesistente; dall'altro, il padre, con un problema di dipendenza da alcol.
L’autrice riesce, con questa base, ad affrontare il rapporto genitori-figli e le relative problematiche.

"Il mio braccio fa male, ma non prendo nessun antidolorifico perché voglio il dolore. Voglio sentire il dolore perché è meglio sentirlo nel mio braccio che nel mio cuore"

Un ruolo molto importante ce l’hanno anche Retha e Trevis, i due amici di Savvy. Fidanzati tra loro, sono due personaggi ben caratterizzati, disponibili praticamente in ogni occasione per la nostra protagonista.
Il tema dell’amicizia viene dunque analizzato in maniera profonda e ci mostra come gli amici possono arrivare dove la famiglia, invece, non può.
Tematica che viene ulteriormente trattata grazie all'introduzione di un personaggio piuttosto misterioso che, improvvisamente, irrompe nella vita di Savvy: Cameron, ragazzo più che benestante, che sembra avere una certa simpatia e sintonia con la nostra protagonista.
Il più antipatico risulta essere Patrick, ex fidanzato di Savvy, che sembra avere qualche conto in sospeso con la nostra protagonista.
Ogni tanto l’autrice lo inserisce in qualche scena, con un evidente e drastico cambiamento delle emozioni e sensazioni provate durante la lettura. Suzanne Young ci dimostra come l’amore, a volte, si trasforma, diventa ossessione o, addirittura, vendetta.
Personaggi davvero tutti ben curati e ben gestiti dall'autrice nel corso dell’intero libro.
Ero rimasto piacevolmente colpito durante la lettura di The Program, perché avevo notato un'ottima caratterizzazione dei personaggi, ma devo dire che anche qui il tocco della Young si vede eccome!

"Se le persone fraintendono, beh, è colpa loro"

Buone, ma nulla di eccezionale, le ambientazioni del romanzo.
La Young fornisce i dettagli fondamentali di ogni luogo e lascia il resto alla fantasia del lettore.
Molto bella e interessante è la contrapposizione presente tra la casa della protagonista e la casa di Cameron: due luoghi praticamente opposti. La prima risulta essere piuttosto negativa e cupa, con emozioni e ricordi quasi ed esclusivamente negativi; la seconda, invece, è l’esatto opposto: tutto è bello e tutto sembra andare per il verso giusto; la vita migliora e con essa anche le sensazioni e le emozioni, che permettono di creare ricordi esclusivamente positivi.

La trama è gestita abbastanza bene: niente di davvero innovativo, buono l’intreccio, anche se a volte è piuttosto prevedibile.
Il romanzo comunque presenta un ritmo molto consistente, che permette di leggere e di scorrere le pagine velocemente, terminando la lettura piuttosto rapidamente e agevolmente
Momenti molto tranquilli si alternano a scene di tensione e adrenalina, regalando un mix davvero niente male.

"A volte è difficile. Puoi tenere tanto a una persona, puoi darle tanto... Ma ho imparato che l'amore non sempre è sufficiente"

Il libro è scritto bene, lo stile è semplice, ma mai banale, e diretto e questo agevola il raggiungimento del finale.
Una conclusione che definirei "Ni"; speravo in un colpo di scena, in un qualcosa di nuovo che rendesse diverso e unico il romanzo; invece è un finale che si prevede abbastanza facilmente, che non delude, ma che non sorprende neanche.

All In Pieces mi ha davvero sorpreso in positivo, così come anche Suzanne Young, che dimostra e conferma le sue abilità viste nei precedenti libri.
Un romanzo scritto con un inglese abbastanza semplice, pertanto consigliato a chi vuole mettersi alla prova con una lettura in lingua straniera!

lunedì 31 ottobre 2016

Il Gioco del Male - Angela Marsons

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi parlo di un libro che mi ha sorpreso davvero in positivo e che sinceramente non mi aspettavo di poter apprezzare così tanto.
Un saluto e a presto



Il Gioco del Male // Evil Games
Angela Marsons

Edito Newton Compton Editori - Prezzo 9,90 € - Pagine 384 Genere Giallo
Quando viene rinvenuto il cadavere di uno stupratore, la detective Kim Stone e il suo team sono chiamati a investigare.
Sembra un semplice caso di vendetta personale, ma l’omicidio è solo il primo di una serie di delitti che via via diventano più cruenti. È evidente che dietro tutto questo c’è qualcuno con un piano preciso da realizzare.
Mentre le indagini si fanno sempre più frenetiche, Kim si ritrova nel mirino di un individuo spietato e deciso a mettere in atto il proprio progetto criminale, a qualunque costo. Contro un sociopatico che sembra conoscere ogni sua debolezza, la detective Stone si rende conto che ogni mossa potrebbe esserle letale.
E così, mentre il numero delle vittime continua a crescere, Kim dovrà considerare ogni minima traccia, perché con un avversario del genere anche la più remota pista va percorsa per fermare il massacro. E questa volta è una questione personale.

Quando il postino ha suonato alla porta per consegnarmi inaspettatamente questo libro, sono rimasto molto sorpreso e incuriosito dalla trama. Mi sembrava un libro che prometteva molto bene, ma avevo paura che la premessa potesse deludermi.
Invece, Angela Marsons mi ha saputo convincere e mi ha regalato una buona lettura.
Ringrazio la Newton Compton per la copia inviatami.


Direi di iniziare dai personaggi, aspetto che più mi ha colpito e che mi è piaciuto maggiormente.
La nostra protagonista è Kim Stone, una donna molto fredda all'apparenza, dura, con un passato alle spalle difficile da dimenticare. L'unico suo amico di vita, e partner di lavoro, è Bryant, un uomo molto diverso da Kim, che cerca sempre di strapparle un sorriso.
Personaggio migliore in assoluto, una costruzione psicologica davvero ben fatta, è quello di Alexandra Thorne, una psicologa davvero particolare. Una donna di bell'apparenza, furba, intelligente, fuori dal comune.
L'autrice introduce poi una serie di personaggi, alcuni più importanti e altri meno, come Dawson o Ruth Willis: alcuni servono soltanto in determinati momenti, altri diventano quasi delle "marionette", altri ancora saranno capaci di sorprendere il lettore quando meno se lo aspetta.
Un sistema di personaggi ben curato e gestito dall'autrice, che ha le idee ben chiare e crea un intreccio niente male, riuscendo a sfruttare bene tutto quello da lei creato.

È stato dato meno peso alle ambientazioni, nonostante non siano state fatte male.
I luoghi vengono presentati soltanto con quei dettagli utili e fondamentali ai fini della trama; il resto viene imputato all'immaginazione del lettore.
Tra i migliori, sicuramente la cantina di casa Dunn, dove inizia tutta la nostra storia, ma anche l'ufficio della dottoressa  Thorne, un luogo all'apparenza positivo, ma che è invece inondato da un'atmosfera negativa, che mette ansia anche al lettore stesso.
Ovunque ci si sposti, insieme alla nostra protagonista, la sensazione che si ha è quella di essere continuamente spiati e seguiti. C'è questa continua atmosfera di paura e tensione, che ci accompagna per l'intera lettura.

La trama è abbastanza interessante, contiene delle idee magari già viste, ma l'autrice riesce a gestirle in maniera diversa e nuova, cercando di intrecciarle tra loro.
La tensione c'è sempre, a volte di più e a volte meno, e questo aiuta ad alternare momenti in cui prevale l'azione, dunque più adrenalinici, a momenti più "morti", creando un mix davvero niente male.
Il libro è scritto bene, con uno stile molto semplice e diretto: questo permette alla lettura di essere molto fluida e per niente noiosa. In un batter d'occhio ci si trova ad essere quasi al termine del libro, pronti per il finale.

Buona conclusione per un libro davvero niente male. Il finale vede una parte piuttosto scontata direi, ma molto voluta dal lettore; però, arriva anche il colpo di scena, che conclude quel caso che per Kim ormai stava diventando quasi un'ossessione.

"Il Gioco del Male" è un libro davvero niente male, molto psicologico. Mi sono divertito tanto a leggerlo e devo dire che mi ha regalato anche diversi spunti di riflessione. Una lettura niente male, che consiglio, soprattutto agli amanti del genere.

lunedì 24 ottobre 2016

Spell Bound - Rachel Hawkins

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi lascio la recensione dell'ultimo capitolo di una trilogia fantasy che mi è piaciuta molto e che mi sento vivamente di consigliare.
Un saluto e a presto.

Spell Bound // Sortilegio
Rachel Hawkins

Edito Hyperion Books - Prezzo £6,99 - Pagine 336
I fini giustificano i mezzi.

*SPOILER* Leggi solo se hai già letto Hex Hall e Demon Glass!
Proprio quando Sophie Mercer aveva deciso  di accettare i suoi straordinari poteri magici, tipici di un demone, il Consiglio glieli ha tolti.
Ora Sophie è indifesa e in balia dei suoi nemici giurati, le Brannick, una famiglia di donne guerriere che dà la caccia ai Prodigium. O almeno questo è ciò che Sophie pensa, fino al momento in cui non farà una scoperta sorprendente.
Le Brannick sanno che una guerra epocale sta arrivando, e credono che Sophie sia l’unico essere abbastanza potente da salvare il mondo.
Ma senza la magia, Sophie non è così sicura di sé. Riuscirà a riottenere i suoi poteri prima che sia troppo tardi?


*SPOILER ALERT* Consiglio la lettura di questa recensione a coloro che hanno già letto i primi due romanzi della trilogia, Hex Hall e Demon Glass, in quanto potrebbero venire menzionati fatti successi proprio in questi due libri.
NON sono presenti spoiler su Spell Bound.

Finito Demon Glass, diverso tempo fa ormai, ero sempre più curioso di leggere il finale di questa trilogia davvero sorprendente. Già dal primo libro, infatti, i colpi di scena erano stati tanti e non vedevo l'ora di scoprire che cosa aveva in serbo per noi l'autrice in questo capitolo conclusivo.

Direi di partire, come di consueto, dai personaggi.
Già dalle prime pagine, quando noi lettori rientriamo nell'atmosfera di questo mondo magico, notiamo subito una grandissima capacità di Rachel Hawkins: mentre vengono reintrodotti i protagonisti, l'autrice è in grado di riprendere i fatti principali successi nei due libri prima e fornirci un quadro della situazione molto dettagliato, perfetto per chi, come è accaduto a me, ha lasciato trascorrere diverso tempo tra un libro e un altro.
La nostra protagonista, Sophie Mercer, è ormai una ragazza completamente diversa dal primo romanzo; ha scoperto tanti segreti circa la sua famiglia, la sua natura e le sue origini.
Ed è proprio di origini che si parla nella prima parte del romanzo, grazie all'approfondimento che ci viene dato dall'autrice sulle Brannick, delle donne guerriere che Sophie ha sempre visto come nemiche.
Quando, finalmente, la situazione sembra migliorare, ecco che torna l'effetto sorpresa, che ha per oggetto la scuola di Hex Hall (non dico altro per non fare spoiler). È proprio qui che, al fianco di Sophie, ritroviamo Cal e Jenna, due personaggi incredibili, ben caratterizzati e soprattutto ben usati dall'autrice.
Ritroviamo ovviamente anche Archer, pretesto per continuare quel triangolo amoroso presente anche in Demon Glass. Devo dire che, anche qui, comunque, non dà fastidio, viene lasciato in secondo piano e questo è un aspetto che ho molto apprezzato.
Rachel Hawkins, nel corso dei tre libri, ha inserito un numero molto elevato di personaggi, ma è riuscita a sistemarli sempre nei posti giusti, dando a tutti loro un ruolo più o meno importante ai fini della trama.

Sempre ben fatte le ambientazioni, che sono un vero e proprio punto forte di questi romanzi.
Tutto l'ambiente circostante e gli "sfondi" delle varie scene sono un qualcosa di MERAVIGLIOSO. Ogni luogo è ricco di dettagli e nella nostra testa ce li immaginiamo esattamente come vuole l'autrice.
L'atmosfera presente per tutto il libro gioca ancora una volta un ruolo fondamentale: appena si inizia la lettura di questo ultimo romanzo, la sensazione di venir catapultati in questo mondo caratterizzato dalla magia è immediata.

La trama non è niente male e pian piano si sciolgono i diversi nodi lasciati in sospeso in precedenza, senza però scendere nel banale, cercando sempre di tenere molto alta la tensione.
La lettura scorre, per questo, molto velocemente e non ci sono punti morti: più si scorrono le pagine, più si vuole arrivare al finale, per capire come la storia terminerà.

La conclusione, che questa volta funge anche da chiusura della trilogia stessa, mi è piaciuta molto!
Avevo paura di quello che potesse succedere, dell'happy-ending quasi scontato, e invece l'autrice  mi ha comunque sorpreso, compiendo qualche scelta più rischiosa, ma che io ho apprezzato molto.

Una trilogia che ho letto con molto piacere, caratterizzata da ironia e divertimento alternati ad azione e colpi di scena, che rendono il tutto molto coinvolgente e apprezzabile. Assolutamente consigliata, anche in inglese, dato che il linguaggio è abbastanza semplice e adatto anche a chi vuole iniziare a leggere qualcosa in lingua originale!

giovedì 8 settembre 2016

Il Richiamo del Cuculo - Robert Galbraith

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi parlo di un libro che mi ha sorpreso davvero in positivo e che sinceramente non mi aspettavo di poter apprezzare così tanto.
Un saluto e a presto

Il Richiamo del Cuculo // The Cuckoo's Calling
Robert Galbraith

Edito Salani editorePrezzo 18,60 €Pagine 547 Genere Giallo
Londra. È notte fonda quando Lula Landry, leggendaria e capricciosa top model, precipita dal balcone del suo lussuoso attico a Mayfair sul marciapiede innevato.
La polizia archivia il caso come suicidio, ma il fratello della modella non può crederci. Decide di affidarsi a un investigatore privato e un caso del destino lo conduce all’ufficio di Cormoran Strike.
Veterano della guerra in Afghanistan, dove ha perso una gamba, Strike riesce a malapena a guadagnarsi da vivere come detective. 
Per lui, scaricato dalla fidanzata e senza più un tetto, questo nuovo caso significa sopravvivenza, qualche debito in meno, la mente occupata.
Ci si butta a capofitto, ma indizio dopo indizio, la verità si svela a caro prezzo in tutta la sua terribile portata e lo trascina sempre più a fondo nel mondo scintillante e spietato della vittima, sempre più vicino al pericolo che l’ha schiacciata...

Dal momento in cui la vera identità di Robert Galbraith, aka J.K. Rowling, è stata scoperta e rivelata, tre anni fa ormai, Il Richiamo del Cuculo ha iniziato a fare un grandissimo successo e sempre più persone hanno iniziato a leggerlo.
Ero davvero curioso di immergermi nuovamente in uno scritto della Rowling, qualcosa che non c’entrasse niente con Harry Potter e che non si chiamasse “Il seggio vacante”, ma al tempo stesso ero un po’ titubante e non del tutto sicuro, così ho aspettato che il momento giusto arrivasse.

Direi di partire dall’analisi dei personaggi, come di consueto.
Il nostro protagonista è Cormoran Strike, investigatore privato. Un uomo che negli ultimi tempi risulta essere trasandato, con una situazione economica instabile e non invidiabile, che, quasi per caso, si trova a lavorare al caso di Lula Landry, ragazza che, secondo la polizia, si è suicidata.
Non sembra essere d’accordo, tuttavia, il fratello, John Bristow, convinto che la sorella non avesse motivo di suicidarsi.
Sin dalle prime pagine, ci viene presentata Robin, la nuova segreteria, inizialmente solo temporanea, di Strike. Robin è una ragazza eccezionale, bravissima a improvvisare, capace di capire le situazioni, perfetta per il ruolo assegnatole.
Il libro è ricco di numerosi personaggi, diversi tra loro, alcuni molto importanti, altri meno; sono tutti ben pensati e caratterizzati dall'autrice: ognuno ricopre un suo ruolo specifico e fornisce un certo tipo di informazione. È compito del lettore, poi, filtrare queste informazioni e capire quanto il personaggio sia affidabile.
Ottimo l’intero sistema, nel suo complesso, creato dalla Rowling, con persone che si odiano tra di loro, forniscono testimonianze spesso in disaccordo l’una con l’altra e creano molteplici dubbi nella testa del lettore.

Davvero ben fatto anche tutto l’aspetto delle ambientazioni.
Il romanzo è interamente ambientato a Londra e, grazie alle curate descrizioni dell’autrice, ci sembrerà di visitarla accanto a Cormoran: con un’alternanza di vicoli sconosciuti e posti ben più importanti e famosi, il libro ci offre luoghi ricchi di indizi, fondamentali per lo sviluppo dell’intera storia.
Ogni dettaglio, anche quello che sembra più insulso e inutile, ha in realtà un suo perché ed è importante tenerlo a mente.
Le atmosfere di ogni luogo sono particolari, ognuna con le sue peculiarità, e molto percepibili: la Rowling, grazie all'utilizzo di un linguaggio molto preciso, riesce a trasmettere esattamente le sensazioni che vuole, nei momenti più opportuni, rendendo la lettura ancora più coinvolgente.

La trama, non troppo originale, è comunque abbastanza convincente.
L’idea di fondo è in parte già vista, però è stata comunque sviluppata e gestita molto bene, durante l’intera durata della storia.
La capacità della Rowling di fornire i dettagli giusti nei momenti giusti è davvero eccezionale: niente viene svelato troppo presto, ma, anzi, ogni pagina nasconde un indizio, un dettaglio, che potrebbe essere utile per il finale.
Tutto questo riesce a rendere la lettura ancora più affascinante per il lettore, il quale viene completamente avvolto dalla storia e si ritrova, già dalle prime pagine, immerso in questa avvincente avventura.

L’intero romanzo, suddiviso in cinque parti, è ben organizzato e le vicende sono ben distribuite.
Con una estrema naturalezza, l’autrice è in grado di condurci al finale, la parte ovviamente più attesa di tutte.
Una conclusione che ho apprezzato molto, nonostante non mi abbia sorpreso più di tanto. Per i lettori assidui di gialli e thriller, indovinare l’assassino non è un compito impossibile.
Il movente non è del tutto innovativo, anche se comunque non è così scontato, e questo rende il tutto comunque apprezzabile.

Un giallo che, a dirla tutta, non credevo potesse piacermi così tanto: la cara Rowling ha saputo sorprendermi in positivo e, adesso, non vedo l’ora di leggere le successive avventure di Strike e Robin, ad iniziare con “Il baco da seta”.

lunedì 5 settembre 2016

Harry Potter and The Cursed Child - J.K. Rowling, John Tiffany, Jack Thorne

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Torno finalmente a scrivere sul blog, sperando questa volta di ritrovare quella costanza che ormai manca da un po'.
Ricominciano con le recensioni e oggi voglio parlarvi di un libro che ha fatto tanto parlare di sé, che a me sinceramente non ha convinto più di tanto.
Un saluto e a presto.

Harry Potter and the Cursed Child // Harry Potter e la Maledizione dell'Erede
J.K. Rowling, Jack Tiffany, Jack Thorne

Edito Little Brown - Prezzo 20,00 £ - Pagine 352 - Genere Fantasy
L'ottava storia. Diciannove anni dopo.

È sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora che è un impiegato del Ministero della Magia oberato di lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare. Mentre Harry Potter fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il secondogenito Albus deve lottare con il peso dell'eredità famigliare che non ha mai voluto. Il passato e il presente si fondono minacciosamente e padre e figlio apprendono una scomoda verità: talvolta l'oscurità proviene da luoghi inaspettati.

Da quando era stato annunciato, Harry Potter and the Cursed Child era direttamente entrato nella lista dei libri da leggere. Mi sono tenuto a debita distanza dalla trama e da qualsiasi recensione, perché volevo affrontare questa lettura senza avere nessun tipo di influenza esterna.

Direi di partire come di consueto dai personaggi.
L’opera teatrale inizia proprio da dove i Doni della Morte ci avevano lasciato: diciannove anni dopo, King’s Cross. La prima scena è volta a presentarci i personaggi principali dell’intera storia.
Il protagonista è l’ultimo figlio di Harry e Ginny, Albus Severus Potter, quasi pronto a prendere per la prima volta l’espresso per Hogwarts.
Facciamo conoscenza inoltre di James Potter, fratello maggiore di Albus, e Rose Granger-Weasley, figlia di Ron e Hermione; entrambi, tuttavia, ricoprono un ruolo meno importante ai fini della storia. 
Scorrendo le prime pagine, veniamo a conoscenza di Scorpius Malfoy, presunto figlio di Draco e Astoria. C’è subito una sintonia con Albus e, presto, i due diventano inseparabili. Scorpius è oggetto di una voce di corridoio: la gente crede, infatti, che sia il figlio di Voldermort.

«Non ci sarà mai una risposta perfetta in questo mondo disordinato ed emotivo. La perfezione va oltre ciò che l’uomo può raggiungere, perfino oltre ciò che la magia può raggiungere. In ogni momento splendente di felicità, ci sarà una ‘goccia di veleno’: la consapevolezza che il dolore tornerà di nuovo. Sii onesto verso coloro che ami, mostra loro il tuo dolore. Soffrire è umano proprio come respirare.»

Assistiamo alla crescita di questi ragazzi in pochissimo tempo, e questo è un aspetto che mi ha fatto storcere non poco il naso. In poche pagine, infatti, passiamo dal primo anno al secondo, dal secondo al terzo, per poi arrivare, un po’ più lentamente, al quarto. Capisco che non si possa avere un libro per ogni anno trascorso ad Hogwarts, però avrei preferito leggere qualche pagina in più del loro tempo speso a scuola, per avere una maggiore consistenza e caratterizzazione dei personaggi.
I dialoghi sono l’unico strumento che ci permette di scoprire qualche caratteristica in più sui personaggi, ma questo non basta, soprattutto per quelli nuovi: riportare il testo teatrale così non penso sia stata un’ottima idea; avrei preferito l’aggiunta di qualche descrizione per colmare la mancanza dell’aspetto visivo del libro rispetto al teatro.

«La verità è una cosa bella e terribile allo stesso tempo, e pertanto dovrebbe essere trattata con estrema cautela.»

Dell’intera saga, ritroviamo diversi personaggi.
In primis, il trio protagonista: Harry, che ogni tanto infastidisce il lettore, un po’ come accadeva anche negli altri libri, e che spesso non sembra neanche lui; Hermione, che ho trovato molto simile a come l’avevo lasciata; Ron, che assume un ruolo più marginale e, soprattutto, più inutile, oltre al fatto che spesso pronuncia battute molto stupide.
*SPOILER* Inoltre, nuove apparizioni da grandi personaggi che non ci aspetteremmo mai: Severus Snape, il quale ogni tanto però pronuncia frasi che non gli appartengono; Dolores Umbridge; Albus Dumbledore, altra apparizione molto positiva, anche se solo come ricordo in un quadro, seppure, proprio come Snape, spesso le sue battute non sono azzeccate; Cedric Diggory.
Per quanto sia "bello" rivedere tanti vecchi personaggi della saga, questo non fa altro che aumentare il senso di estraneità che questa storia ha nei confronti dei precedenti volumi, oltre al fatto che ci sembra sempre di più di leggere una qualsiasi fanfiction.

«A volte i costi sono fatti per essere sostenuti.»

Parlare delle ambientazioni ovviamente è quasi inutile.
Dato che il testo teatrale è stato riportato senza nessuna modifica, ovviamente non esistono descrizioni dei luoghi che ci troviamo a visitare nel corso della storia.
Molte scene sono ambientate in posti noti ai lettori della saga, e questo aiuta molto, però ce ne sono alcuni (anche piuttosto importanti) del tutto nuovi, dei quali desideravo avere qualche dettaglio in più.
Nonostante questo, forse grazie agli altri libri della saga, l’atmosfera “potteriana” si sente, eccome se si sente. Anche in un contesto diverso, più adulto, si percepisce quella magia tipica dei libri di Harry Potter, che invoglia il lettore a concludere la lettura.

«L’audacia non perdona la stupidità.»

La trama, a mio parere, non è delle più convincenti.
Ho iniziato il libro praticamente senza sapere niente e probabilmente è stato un bene, altrimenti ne sarei rimasto davvero deluso. Il nucleo di base, l’utilizzo spropositato della Giratempo, non è di certo delle più originale e avrei inoltre gestito alcuni dettagli in maniera diversa.
*SPOILER* L’idea che Voldemort abbia una figlia non mi ha sorpreso più di tanto, perché un po’ era prevedibile, però non è per niente credibile per un personaggio come lui. È stato un escamotage poco convincente, per quanto mi riguarda.
Poi, i viaggi nel tempo sono fatti piuttosto male e alcuni non hanno davvero un senso: si vuole evitare la morte di Cedric, e con la Giratempo si torna indietro alla prima prova del torneo Tremaghi..Perché? Dopo, si torna indietro alla seconda prova. Per quanto mi riguarda, non ha proprio senso.
La lettura comunque scorre molto velocemente: leggere questa serie di dialoghi è solo che un piacere e in poche ore si arriva alla Fine, senza neanche accorgersene, un po’ come succedeva con i precedenti libri della saga.Leggendolo, però, si sente comunque un distacco, sembra, come dicevo prima, quasi di leggere una fanfiction e non l’ottavo libro di Harry Potter, anche perché tale non penso possa definirsi. Lo stile diverso (opera teatrale invece che romanzo) ci ricorda che stiamo leggendo qualcosa legato ad Harry Potter, sì, ma per i veri fan della saga, l’ultimo capitolo rimane “I Doni della Morte”.

«Quelli che amiamo non ci lasciano mai veramente. Ci sono cose che la morte non può toccare. La pittura… e il ricordo… e l’amore.»

Rimane il finale, che ho tutto sommato apprezzato.
Il tocco e la genialità di J.K. Rowling si vedono, e ogni tanto saltano fuori dettagli davvero stupefacenti, soprattutto quando passato e presente iniziano a mescolarsi tra loro, tipici di questa fantastica autrice.
La conclusione, un po’ come quello de “I Doni della Morte”, sembra porre la parola fine, in maniera definitiva, con una conclusione in parte prevedibile, ma comunque piacevole.
Harry Potter and the Cursed Child è un libro che non posso dire mi abbia deluso, non avevo aspettative a riguardo, che ho letto piacevolmente, che comunque non sconsiglio, ma che non ha saputo convincermi più di tanto.
Forse, in veste di romanzo e con diversi ritocchi, le cose sarebbero state diverse.

mercoledì 2 marzo 2016

Segreto di famiglia - Mikaela Bley

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi lascio la recensione di un libro che uscirà domani in libreria, che non mi è dispiaciuto, ma che non è stato capace di convincermi fino in fondo.
Un saluto e a presto.

Segreto di famiglia // Lycke
Mikaela Bley

Edito Newton Compton Editori - Prezzo 12,00€ - Pagine 331 - Genere Thriller
A Stoccolma è un freddo e piovoso venerdì di maggio, quando la piccola Lycke, di soli otto anni, scompare improvvisamente nel centro della città.
La rete televisiva nazionale si lancia subito sulla notizia e manda sul campo un’inviata specializzata in cronaca nera, Ellen Tamm. Chi ha visto Lycke per l’ultima volta? Chi sono i suoi genitori? Il padre e la madre di Lycke sono separati ed è stata la nuova moglie del padre ad accompagnare la bambina al centro sportivo, dove se ne sono perse le tracce. La donna, madre a sua volta da poco, racconta la sua versione dei fatti, ma ci sono delle zone d’ombra nella testimonianza. La tata che ha cresciuto la bambina è chiusa nel dolore. La madre di Lycke invece è imperscrutabile, soffre ancora il peso del divorzio e di una depressione post partum mai affrontata. Il padre, dal canto suo, non si dà pace. Nel frattempo Ellen si impegna in una ricerca spasmodica, nonostante la corruzione della polizia, i sempre più strani comportamenti dei genitori di Lycke e le frecciate velenose dei colleghi. Ma ha deciso di fare il possibile per fronteggiare la situazione da vera professionista, perché questo caso le ricorda da vicino ciò che conosce sin troppo bene: segreti di famiglia, bugie, inganni che la obbligheranno a confrontarsi con il proprio doloroso passato, mentre le speranze di ritrovare la bambina scomparsa si assottigliano…

Non ero a conoscenza di questo libro ma quando, con mia grande sorpresa, il corriere me lo ha consegnato, ho dato subito un’occhiata alla trama, per poi fiondarmi immediatamente su questo thriller, libro di esordio dell’autrice. Devo dire che non mi è dispiaciuto, anche se qualche difetto, purtroppo, ce l’ha. Colgo l’occasione per ringraziare l’editore della copia che mi è stata gentilmente inviata.

Partiamo con ordine e parliamo dei personaggi, che ho apprezzato abbastanza.
Mentre nella prima parte del romanzo si alternano ben quattro punti di vista diversi, dalla seconda metà in poi, invece, viviamo il resto della vicenda esclusivamente dal punto di vista di Ellen, la vera protagonista del romanzo. Ellen è una giornalista di cronaca nera, con un passato un po’ confuso e misterioso. Le viene affidato il caso di Lycke, la bambina di otto anni scomparsa vicino al circolo di tennis. Indagando, cercando indizi e possibili soluzioni, il caso si fa sempre più difficile e il passato di Ellen inizia pian piano a riaffiorare. Si dimostra essere una ragazza abbastanza forte, anche se con Jimmy in giro, ex-fidanzato e attuale capo, il cambiamento che il suo comportamento e atteggiamento subiscono è radicale. 
Gli altri tre punti di vista che leggiamo sono quelli di Chloé, matrigna di Lycke, Helena, madre biologica, e Mona, la tata della bambina.
Helena è un personaggio che non mi è piaciuto per niente e l’ho odiata fin da subito; credo, tuttavia, che fosse proprio intenzione dell’autrice quella di creare un personaggio così; Chloé e Mona, invece, mi sono piaciute entrambe abbastanza, anche se solo Mona, delle tre, sembra manifestare realmente un dolore forte per la scomparsa della bambina.
Infine, c’è Harald, ex-marito di Helena e padre di Lycke. La sparizione della bambina lo distrugge completamente ed è disposto a fare di tutto pur di ritrovarla.
Nonostante sia i personaggi primari che secondari siano gestiti abbastanza bene, si nota subito come il quadro generale di certo non spicchi di originalità: l’autrice, fin dalle prime pagine, ci vuol far sospettare della matrigna, un personaggio troppo scontato, ma non comunque impossibile, che potrebbe essere legata in qualche modo alla sparizione della bambina; in generale, alcune situazioni risultano essere davvero troppo scontate, improbabili e dunque poco credibili.

Aspetto, invece, molto interessante e ben fatto è quello delle ambientazioni.
Il mondo creato dalla Kley è davvero ben pensato e ben strutturato, ogni dettaglio è coerente con l’insieme e il tutto funziona molto bene. I luoghi sono collegati bene tra loro, in maniera sensata e per niente scontata.
Gli indizi sono studiati nei minimi dettagli e vengono forniti sempre nei momenti giusti, anche se un lettore esperto del genere, comunque, riesce spesso a prevederli o, almeno, a non cascare nei tranelli dell'autrice.
Le atmosfere sono davvero interessanti: ogni scena, fin da subito, risulta essere molto inquietante e il lettore spesso ha dentro di sé un misto di ansia e terrore.

La trama, a mio parere, non è sicuramente delle più originali e pecca un po' di fantasia. Anche lo
sviluppo, a volte, risulta un po' carente, banale e scontato, come se fosse un qualcosa di già visto.
Mi è piaciuto molto, invece, lo stile dell'autrice che, per essere al suo primo romanzo, non è per niente male: scrittura diretta, semplice, che trascina completamente il lettore all'interno del libro, caratterizzato da un ritmo veloce, perfetto per il genere in questione.

Nel momento in cui si inizia a leggere un romanzo classificabile come thriller, la parte che più in assoluto si vuole leggere è il finale.
La conclusione di questo romanzo, purtroppo, non ha saputo entusiasmarmi. Mi aspettavo sicuramente di più e, una volta letta, mi ha lasciato piuttosto vuoto, deluso, come se dovessi ancora leggere il vero finale. Se da un lato, forse, l'autrice prova a sorprendere con un finale insolito, con delle motivazioni inaspettate quasi, dall'altro, in realtà, delude molto: molto breve, sembra quasi buttato lì semplicemente per porre la parola fine al romanzo. In pochissime pagine rivela il tutto, in maniera quasi superficiale, senza dare delle motivazioni che, a mio parere, potessero essere davvero credibili, soprattutto per il modo in cui aveva sviluppato tutta la storia nel corso del libro.

Un romanzo si e no, che non mi sento di sconsigliare perché ha saputo regalarmi alcune ore di lettura davvero piacevoli e che si è rovinato, secondo me, nel finale. Consiglio di leggerlo senza troppe aspettative, anche se durante la lettura è inevitabile farsene almeno un minimo, soprattutto per chi ama il genere.