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mercoledì 16 settembre 2015

The Treatment - Suzanne Young

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi lascio la recensione del secondo e ultimo libro della duologia di "The Program", che mi ha sorpreso e che ho apprezzato davvero tanto.
Un saluto e a presto.


Titolo The Treatment
Titolo originale -
Autore Suzanne Young
Edito Penguin Group
Prezzo 11,99 $
Pagine 368
Genere Romanzo distopico

«Il Programma è diventato l'epidemia.»

TRAMA (tradotta da me; *SPOILER* leggi solo se hai già letto The Program)
Come puoi fermare un’epidemia?
Sloane e James sono in fuga dopo essere a malapena sopravvissuti all'epidemia e al Programma. Ma non sono fuori pericolo. Mancano ancora enormi pezzi dei loro ricordi, e nonostante Sloane e James siano stati capaci di ritrovarsi di nuovo, il Programma non è pronto a lasciarli andare.
Fuggendo con un gruppo di ribelli agitati e turbati, Sloane e James dovranno capire di chi possono fidarsi e di come sconfiggere al Programma. Ma per fin dove sono arrivati, c’è ancora molto che Sloane e James non possono ricordare. La chiave per sbloccare il loro passato è il Trattamento – una pillola in grado di riportare alla memoria i ricordi dimenticati, ma a un alto costo. E ce n’è solo una dose.
Ma alla fine, quando la posta in gioco è al loro massimo, Sloane e James riusciranno a sopravvivere alle tante menzogne e segreti che li circondano, o il Programma, alla fine, riuscirà a riprenderli?

*SPOILER ALERT* Consiglio la lettura di questa recensione soltanto a coloro che hanno già letto "The Program" perché vengono menzionati alcuni fatti successi proprio nel primo libro.
Per chi, dunque, ha letto il primo romanzo, ma non il secondo, può tranquillamente leggere la mia recensione, dato che NON sono presenti spoiler su "The Treatment".

«Il Programma è la ragione per cui l'epidemia si sta espandendo. La pressione, l'attenzione - sta causando una nuova intera epidemia che il Programma spera di contenere resettando il mondo. Ma il Programma sta generando suicidio.»

Appena finito "The Program", la voglia di scoprire la fine dell'avventura di Sloane e James era altissima. Di solito, non leggo mai i libri di una serie uno di fila all'altro, ma questa volta ho deciso di farlo perché, uno, è una duologia e, due, le domande lasciate in sospeso nel primo capitolo erano moltissime. 
Avendo completamente amato "The Program", avevo alte aspettative per questo seguito, che si sono rivelate quasi tutte soddisfatte.

Andiamo con ordine e analizziamo i personaggi.
Ritroviamo subito, proprio come li avevamo lasciati, Sloane e James, che anche questa volta mi sono piaciuti molto. Sono sicuramente due persone diverse rispetto a quelle che abbiamo conosciuto all'inizio del primo libro; entrambi hanno dovuto affrontare il Programma e hanno perso moltissimi ricordi. Tuttavia, il loro carattere è sempre rimasto lo stesso e, nel corso di questo secondo e ultimo libro, avranno modo di rimostrarlo.
Vengono introdotti due nuovi personaggi, due ribelli, amici da moltissimo tempo: Dallas e Cas. Li ho amati dal primo momento e mi sono piaciuti tantissimo: davvero ben fatti e ben caratterizzati. Cas mi ha deluso una volta, però nel complesso è davvero un buon personaggio.
In questo gruppo di fuggitivi non può mancare Lacey, che abbiamo conosciuto già nel primo libro; anche lei, purtroppo, ha dovuto affrontare il Programma e ora la gran parte dei suoi ricordi non esiste più. Ma Lacey è un personaggio forte e proverà in tutti i modi a ricostruirsi una nuova vita.
Torna ancora in gioco Realm, il ragazzo che Sloane aveva conosciuto nel Programma. Inutile dire che non mi è piaciuto neanche qui: l'ho odiato dal primo momento e non ho mai cambiato pensiero su di lui.
A differenza di "The Program", però, la Young introduce il triangolo d'amore, scelta che non ho apprezzato e che ha fatto calare il voto finale del libro. Avevo molto apprezzato il fatto che lo avesse evitato nel primo libro. Tuttavia, ci tengo a dire che, a differenza della maggior parte degli Young Adult, in questo caso non è del tutto inutile e ha, a mio parere, una sua funzione. Certo, non va a incedere sui fatti che accadono, però ci vuole mostrare come Sloane sia cambiata, senza i suoi ricordi è comunque un'altra persona e ha bisogno di tempo per capire chi e che cosa vuole davvero.
Compaiono ancora, e sono sempre inquietanti, gli Handlers. Una delle migliori figure di questa duologia, persone che non vorresti mai incontrare, così come i dottori del Programma, che anche in "The Treatment" fanno la loro comparsa.

«Se c'è una cosa per cui il Programma ci ha reso esperti è la repressione.»

Il punto di forza del romanzo rimane l'aspetto delle ambientazioni.
Assolutamente magnifiche: descrizioni ricche di particolari, proprio come in "The Program", che ci permettono di inquadrare subito la scena.
Ci si addentra in nuovi luoghi, alcuni significativi, altri meno e si torna anche in 'vecchi posti', già visti e già visitati.
Il Programma resta sensazionale: si scoprono ulteriori dettagli, circa le origini e il suo funzionamento, che mi hanno lasciato davvero di stucco. L'autrice l'ha saputo sfruttare molto bene ed è riuscita a svilupparlo in entrambi i libri in maniera impeccabile.
La trama semplicemente riparte da dove finisce il primo libro.
La lettura è davvero scorrevole e in pochissime ore si divora l'intero romanzo. L'ansia ci accompagna per quasi tutte le pagine e, quanto prima, vogliamo giungere alla parola FINE.
Il finale è curato ed è perfetto per il libro e per la duologia stessa.
È una conclusione direi positiva, ma non è il tipico 'Happy Ending'. Non voglio dire più di tanto per non fare spoiler, ma a me è piaciuta molto ed è sicuramente degna del romanzo.
Una serie particolare, dalla trama unica, ben sviluppata. Due romanzi ricchi di colpi di scena, atmosfere particolari e sensazioni forti, che riescono a emozionare appieno il lettore. Penso che "The Program" sia superiore, soprattutto per la mancanza di qualsiasi cliché presenti ormai in quasi tutti gli Young Adult. Nel complesso, comunque, è una duologia davvero interessante e merita di essere letta. 

«Sto vivendo in un incubo dal quale non mi sveglierò mai.»

VOTO FINALE

martedì 8 settembre 2015

The Program - Suzanne Young

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi lascio una recensione che non vedevo l'ora di pubblicare, riguardante un distopico davvero sorprendente.
Nei prossimi giorni arriverà la recensione anche del secondo e ultimo capitolo di questa duologia, che ha saputo davvero emozionarmi!
Un saluto e a presto.


Titolo The Program
Titolo originale -
Autore Suzanne Young
Edito Simon Pulse
Prezzo: 10,99 $
Pagine 432
Genere Romanzo distopico

«Il Programma cancella qualsiasi cosa.»

TRAMA (tradotta da me)
Nel mondo di Sloane, i veri sentimenti sono proibiti, il suicidio tra i giovani è un'epidemia e l’unica soluzione è Il Programma.
Sloane sa meglio di chiunque altro che non può piangere di fronte a nessuno. Il suicidio è ormai un'epidemia internazionale e una sola piccola crisi di nervi potrebbe condurla al Programma, l'unico trattamento previsto dal governo.
I genitori di Sloane hanno già perso un figlio e lei sa che sono disposti a fare qualsiasi cosa per tenerla in vita. Sa anche, però, che chiunque abbia passato Il Programma è tornato vuoto perché la loro depressione è sparita, così come i loro ricordi.
Sotto una costante sorveglianza a casa e a scuola, Sloane si finge coraggiosa e mantiene i suoi sentimenti più nascosti che può. L'unica persona con cui Sloane può essere sé stessa è James. Le ha promesso che manterrà entrambi al sicuro e lontani dal trattamento, e Sloane riconosce che il loro amore è abbastanza forte da resistere qualsiasi cosa. Ma malgrado le promesse che si sono fatti l'un l'altro, è sempre più difficile nascondere la verità. Entrambi sono sempre più deboli. La depressione sta mettendo piede nei loro corpi. E Il Programma li verrà a prendere.

Mi risulta molto difficile parlare di questo libro. "The Program" mi aveva colpito fin da subito perché già la trama mi aveva introdotto in questo mondo distopico duro, crudo, difficile da dimenticare. Avevo paura che potesse deludermi, che tutte quelle interessanti premesse venissero buttate all'aria.
Ma "The Program" mi ha colpito molto di più di quanto mi aspettassi e si è fatto amare fin dalla prima pagina.


Partiamo dai personaggi, che sono davvero ben fatti.
I protagonisti sono due, Sloane e James, anche se il tutto ci viene narrato dalla voce femminile. Sloane e James sono fidanzati ormai da diverso tempo e, insieme ai loro amici Miller e Lacey, cercano di resistere e di evitare il Programma. Tutti e quattro, quasi fin da subito, diventano nostri amici e saremo sempre lì, con loro, a fingere, a cercare di evitare l'inevitabile.
Sono tutti ben caratterizzati, anche i personaggi secondari, e presentano i loro pregi e i loro difetti, che li rendono unici, reali e indimenticabili.
Esistono, poi, una sorta di "dipendenti" del Programma, che hanno lo scopo di catturare e portare i ragazzi/e in uno dei complessi del Programma. Queste figure sono chiamate Handlers (e mi sembra che in italiano siano stati tradotti come "istruttori", ma non ne sono sicuro) e sono assolutamente inquietanti. Sono dappertutto, visionano l'ambiente circostante e, se qualcuno mostra un minimo segno di depressione (anche una sola lacrima), viene preso e portato via. Sono persone che, personalmente, mi hanno intimorito e che ho odiato fin da subito.
Infine, c'è Realm, ragazzo che non mi è piaciuto fin dal primo momento, nonostante sia un personaggio dinamico e sorprendente; i genitori di Sloane, di cui ho apprezzato solo il padre, e il fratello Brady, che conosciamo solo attraverso dei flashback.
È veramente difficile spiegare quanto fantastici siano le persone presenti nel romanzo: bisogna semplicemente leggerlo per capirlo.

«Alcune cose è meglio lasciarle nel passato. Ma quelle vere sono destinate a ripetersi.»

L'aspetto che più mi è piaciuto, curato in ogni minimo particolare, è quello delle ambientazioni.
Suzanne Young ha creato un mondo completamente diverso da quello a cui siamo abituati noi, ben studiato, coerente con il resto e, soprattutto, spaventoso, agghiacciante.
A parte le dettagliate descrizioni forniteci, ho trovato sorprendente tutto ciò che sta alla base del romanzo: Il Programma. Il Programma è terrificante non solo per i personaggi della storia, ma anche per noi lettori, che in qualche modo viviamo e capiamo insieme a Sloane che cosa significa vivere in una società come quella descritta, nella quale qualsiasi minimo segno di debolezza porta alla cancellazione dei propri ricordi e alla distruzione della propria persona.
Tutto il procedimento del Programma e il suo funzionamento sono davvero ben pensati dall'autrice, che gestisce il tutto molto bene, fornendo i giusti dettagli nei momenti più appropriati del libro.

«Per combattere l’epidemia, il nostro distretto scolastico ha implementato la versione ancora sperimentale del Programma – una nuova filosofia di prevenzione. Tra le cinque scuole, gli studenti sono monitorati per eventuali cambi di umore o di comportamento, segnalati in caso di determinazione di una minaccia. Chiunque mostri tendenze suicide non consulta più uno psicologo. Ma vengono chiamati gli handlers.
E poi arrivano e ti portano via.»

La società è assolutamente pazzesca: famiglie che mandano i propri figli nel Programma, credendo e sperando di curarli; i returners, ossia coloro che hanno affrontato il Programma, ormai privati dei loro ricordi e di gran parte della loro vita; gli handlers che, anche solo indirettamente, spaventano sia i personaggi che noi lettori; infine, i dottori che lavorano nel Programma, forse le figure più incoerenti, poiché convinti di fare del bene; sono forse quelli che più inquietano insieme agli handlers.
La trama mi aveva colpito fin da subito: originale, diversa dal comune.
Inutile dire che Suzanne Young abbia fatto un lavoro straordinario, curato in ogni suo aspetto. La lettura risulta scorrevolissima: io mi sono trovato incollato letteralmente alle pagine, finendolo in meno di ventiquattro ore.
La parte finale del romanzo è davvero impressionante.
La conclusione è davvero curata e ciò che mi ha maggiormente colpito è stato l'epilogo, che mostra quanto freddi e spietati siano il Programma, la società descritta e alcune delle persone che ci vivono.
"The Program" fa parte di una duologia, che si conclude con "The Treatment", che ho già letto e di cui presto troverete la recensione sul blog. Il seguito ancora non è stato pubblicato in Italia, ma spero che arrivi presto; l'ho trovato leggermente inferiore al primo, ma è comunque, a mio parere, un seguito degno di "The Program".
Spero di essere stato capace di mostrarvi con queste parole l'entusiasmo che ho per questa duologia e non posso far altro che consigliarvi la lettura. In caso lo abbiate letto, fatemi sapere il vostro pensiero con un commento!

«Vorrei che ogni cosa tornasse come prima, ma invece sto lentamente perdendo tutto - sto assistendo alla mia stessa morte.»

VOTO FINALE

venerdì 4 settembre 2015

Aristotle and Dante discover the Secrets of the Universe - Benjamin Alire Sáenz

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi, oggi prima recensione post-vacanze.
Voglio parlarvi di un libro che mi ha completamente conquistato, letto in meno di ventiquattro ore, dal quale mi aspettavo moltissimo e il quale è stato capace di regalarmi tantissimo.
Fortunatamente, il romanzo è presente anche in italiano con il titolo "Aristotele e Dante scoprono i segreti dell'universo", edito Loescher Editore, al prezzo di 12,20 €.
Un saluto e a presto.


Titolo Aristotle and Dante discover the Secrets of the Universe
Titolo originale -
Autore Benjamin Alire Sáenz
Edito Simon & Schuster
Prezzo 10,99 $
Pagine 359
Genere Romanzo di formazione

TRAMA (tradotta da me)
Dante è capace di nuotare. Ari no.
Dante è eloquente e sicuro di sé. Ari fatica con le parole ed è insicuro.
Dante si perde nella poesia e nell'arte. Ari si perde nei pensieri riguardanti suo fratello più grande, ora in prigione.
Dante ha la pelle chiara. Ari presenta lineamenti più scuri.
Sembra che un ragazzo come Dante, con la sua visione della vita aperta e unica, sia l'ultima persona capace di abbattere i muri che Ari si è creato attorno a sé.
Ma contro ogni probabilità, quando Ari e Dante si incontrano, sviluppano un legame speciale, che insegnerà loro le verità più importanti delle loro vite e aiuterà a definire le persone che vogliono diventare. Tuttavia, ci sono grossi ostacoli sulle loro strade, e soltanto credendo l'uno nell'altro - insieme al potere della loro amicizia - Ari e Dante potranno uscirne più forti di prima.

«A volte anche se le persone parlano, non sempre dicono la verità.»

Sin dall'uscita, il libro mi aveva incuriosito molto, non tanto per la trama, quanto più per il tema trattato, ormai sempre più discusso nel mondo. Avevo alte aspettative, ma il romanzo non solo mi ha convinto, mi ha saputo anche sorprendere.

Direi di analizzare come di consueto prima i personaggi.
I due protagonisti, come da titolo, sono Aristotle e Dante, anche se la storia viene narrata esclusivamente dal primo. Nonostante ciò, il personaggio di Dante non viene mai oscurato o dimenticato, ma viene preso in considerazione allo stesso modo di Aristotle. Entrambi sono davvero ben caratterizzati, hanno i loro pregi e difetti, e quasi mi sembrava di conoscerli da tanto tempo.
Anche i genitori, sia di Aristotle che di Dante, sono davvero ben fatti e, soprattutto, sono utili alla storia: coprono un ruolo più attivo e decisivo per la storia, a differenza della maggior parte degli altri romanzi Young Adult, dove l’autore sembra includere la figura dei genitori in maniera molto forzata.
Un mondo di personaggi composto da persone tutte diverse, uniche, perfette nella loro imperfezione e nei loro difetti. Un mondo invaso da problemi e questioni correnti, discusse in tutto il mondo, come l'omosessualità, il bullismo e i problemi adolescenziali. Tutti analizzati in maniera approfondita e affrontati in maniera impeccabile da parte dell’autore, che mostra il fatto in maniera oggettiva, senza prendere parti.

«Tutti noi abbiamo le nostre battaglie da combattere.»

Anche le ambientazioni le ho trovate molto curate.
Tutti i luoghi introdotti e presentati dall'autore sono unici, diversi, ricchi di dettagli.
Sono località quotidiane, a cui tutti noi siamo abituati, magari con qualche leggera differenza;
tuttavia, lo scrittore riesce a catturarci, ad avvolgerci in questo mondo e a immergerci nell'intera storia di Aristotle e Dante.
La trama in generale è abbastanza buona, all'apparenza forse nulla di troppo diverso. In realtà, Benjamin Alire Sáenz affronta diverse tematiche importanti in maniera delicata, con attenzione, rendendo il romanzo stesso decisamente scorrevole, merito anche dei capitoli non troppo lunghi e di uno stile abbastanza semplice e lineare, ma mai banale.
Il libro non poteva terminare in un altro modo e il finale è decisamente adeguato al resto.
Una conclusione pensata e curata, per alcuni tratti, forse, sperata e/o prevista. Mi ha comunque pienamente soddisfatto e ha davvero saputo porre la parola Fine nel migliore dei modi.
Un romanzo di formazione davvero interessante, ricco di spunti di riflessione, scorrevole e per niente banale. Sicuramente uno dei libri migliori di quest’anno, che merita assolutamente di essere letto.

«Il problema con il provare con tutte le forze a non pensare a qualcosa è che ci pensi ancora di più.»

VOTO FINALE

giovedì 6 agosto 2015

Thirteen Reasons Why - Jay Asher

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi parlo di un libro che avevo letto circa tre anni fa, ma che non mi aveva entusiasmato perché mi aspettavo un qualcosa di diverso; così, mi ero ripromesso di rileggerlo più avanti, anche perché avevo sempre letto recensioni molto positive.
Tuttavia, neanche questa volta ha saputo conquistarmi.
Il libro è presente anche in Italia, con il titolo "Tredici", edito Mondadori, a un costo di 10,00 €.
Un saluto e a presto.


Titolo Thirteen Reasons Why
Titolo originale -
Autore Jay Asher
Edito Penguin Group
Prezzo: 10,99 $
Pagine 288
Genere Romanzo

«Non puoi fermare il futuro.
Non puoi riavvolgere il passato.
L'unico modo per conoscere il segreto... È premere Play.»

TRAMA
Clay torna da scuola e fuori dalla porta trova ad aspettarlo una pessima sorpresa: sette audiocassette numerate con dello smalto blu. Ascoltandole, scopre che a registrarle è stata Hannah, la ragazza per cui si è preso una cotta. La stessa ragazza che si è suicidata due settimane prima. Quelle cassette sono il suo modo per avere l'ultima parola sulle vicende che, secondo lei, l'hanno portata alla morte: facendole scorrere, Clay scopre che il destinatario del pacchetto deve ascoltarle e poi passarle al successivo di una lista. Nelle cassette, sono presenti tredici storie: ognuna legata a una persona che ha dato ad Hannah una ragione per togliersi la vita. Seppur sconvolto, non può resistere alla tentazione di esplorare a fondo la storia che lo riguarda e, guidato dalla voce di lei, visiterà i luoghi che lei vuole mostrargli, finché non gli rimarrà altro da ascoltare...

Proprio per la sua idea di fondo, la trama e il tema trattato, "Thirteen Reasons Why" mi aveva sempre ispirato molto. Nonostante la prima lettura fosse stata molto deludente, ero convinto che leggendolo a distanza di qualche anno, sarei stato in grado di apprezzarlo di più. Così, purtroppo, non è stato.

«Spero tu sia pronto, perché sto per raccontarti la storia della mia vita. In maniera più specifica, il perché la mia vita è finita. E se stai ascoltando queste cassette, tu sei uno dei motivi. Cosa? No! Non ti dirò quale cassetta ti introduce nella storia. Ma non temere: se hai ricevuto questa deliziosa scatola, il tuo nome salterà fuori... Te lo prometto

Procediamo con ordine e iniziamo a parlare dei personaggi.
Il protagonista è Clay, voce narrante del libro. Un ragazzo norma, con le sue peculiarità. Per qualche strano motivo, viene inserito tra le "thirteen reasons why" che hanno portato Hannah Baker a suicidarsi.
Hannah è sicuramente un personaggio particolare, strano, che ha deciso di registrare in alcune cassette la sua voce, al fine di comunicare ai diretti interessati alcune questioni rimaste in sospeso, questioni che l'hanno condotta al suicidio.

«Se il mio amore fosse un oceano,
non ci sarebbero più terre.
Se il mio amore fosse un deserto,
vedresti solo sabbia.»

Ed è qui, a mio parere, il problema, ciò che anche questa volta non mi ha convinto e non mi ha fatto apprezzare il libro quanto sperassi. Su tredici motivi, a mio parere, pochissimi sono davvero validi (due, tre, ma non di più); i restanti mi sono sembrati soltanto visti in maniera esagerata.
Le motivazioni non sono inoltre coerenti rispetto ai comportamenti manifestati dalla ragazza; difatti, Hannah tende a evidenziare (giustamente) che la scelta da lei fatta è stata assolutamente difficile, vista come "ultima spiaggia" e presa soltanto perché ormai era stanca di tanta sofferenza. Ma sono i motivi di 'tanta sofferenza' che io non ho praticamente visto (o quasi): nelle "thirteen reasons why" difficilmente ho trovato davvero un motivo valido per compiere tale gesto drastico e irreversibile. La spiegazione che mi è subito balzata in testa, dunque, è che il tutto dipende dalla sensibilità di una persona; nel mio caso specifico, di questo dramma di cui l'autore ci vuole raccontare è arrivato ben poco.
Sia i personaggi primari che secondari, comunque, sono ben caratterizzati e mi sono piaciuti molto di più rispetto a quelli di "Prima del futuro", che non mi avevano per niente convinto.

«E il resto di voi ha notato le cicatrici che ha lasciato alle spalle?
No. Probabilmente no. Perché la maggior parte di esse non può essere vista a occhio nudo.»

Ho apprezzato molto, oltre al fatto che ricoprono un ruolo chiave, le ambientazioni.
Insieme alle cassette, Hannah informa subito i suoi ascoltatori di aver lasciato anche una mappa della città, con la quale potrà mostrare loro tutti i posti chiave. Tutti questi luoghi presentano delle descrizioni ricche di dettagli, fondamentali per il lettore. Il tutto è perfettamente pensato e studiato da Jay Asher, che ci regala un vero e proprio tour per la cittadina.
L'idea alla base della trama è davvero molto buona: il suicidio e le successive cassette erano un'accoppiata vincente.
L'autore riesce a gestire il tutto molto bene, creando una lettura molto scorrevole, intrigante, che mi ha completamente catturato, nonostante non la stessi apprezzando più di tanto. Personalmente, è scritto bene ed è un buon romanzo, ma come ho detto prima, le "thirteen reasons why", che stanno alla base del romanzo, non sono ciò che mi aspettavo.

«Penso che questo sia il nocciolo della questione. Nessuno sa con certezza l'impatto che può avere nelle vite delle altre persone.»

Il finale è comunque interessante.
Una conclusione per certi versi prevedibile, nulla di stravolgente, soddisfacente: pone la parola 'Fine' in maniera definitiva a questa storia, quasi un incubo per Clay.
Un libro che purtroppo non sono riuscito ad apprezzare: non mi sembra un brutto romanzo, ma evidentemente non va bene per ciò che io stavo effettivamente cercando. Magari, altri sarebbero stati completamente soddisfatti da questa lettura.
Come film forse renderebbe meglio; un film che era stato annunciato nel 2011: con molta probabilità, ci sarebbero stati Logan Lerman, nei panni del protagonista Clay, e Selena Gomez, che avrebbe dovuto interpretare Hannah, un ruolo tutt'altro che facile. Tuttavia, almeno per adesso, non si sa ancora niente di questo adattamento cinematografica.
Tornando al romanzo, forse lo consiglierei lo stesso: credo che ogni persona sia diversa e che quindi, messo da parte il genere, è proprio una questione personale; se vi capita sottomano, magari gli potete dare una possibilità.

«Non puoi tornare indietro a come erano prima le cose. A come pensavi che fossero. Tutto ciò che hai... è il presente.»

VOTO FINALE

martedì 4 agosto 2015

Prodigy - Marie Lu

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi parlo di un libro che volevo leggere da tempo, da cui mi aspettavo tanto, che mi è piaciuto, ma un po' meno del primo.
Ringrazio la Piemme per la copia del libro.
Un saluto e a presto.


Titolo Prodigy
Titolo originale Prodigy
Autore Marie Lu
Edito Piemme Freeway
Prezzo 16,50 €
Pagine 295
Genere Romanzo distopico

TRAMA (*leggi solo se hai già letto Legend*)
June e Day arrivano a Vegas dopo essere miracolosamente sfuggiti all'ingiustizia della Repubblica quando l'inconcepibile accade: l'elector Primo muore e il figlio Ander prende il suo posto. Mentre la Repubblica sprofonda nel caos, i due giovani ribelli si uniscono ai patrioti nel disperato tentativo di salvare il fratello di Day, Eden. E i patrioti accettano, ma a una condizione: June e Day dovranno prima uccidere il nuovo elector. Peccato che Ander non abbia niente a che vedere con il suo crudele genitore.

Dopo aver letto "Legend", la lettura di questo secondo volume era d'obbligo. Il primo libro mi era piaciuto moltissimo. Per questo, dal secondo mi aspettavo tanto, anche perché le recensioni su Goodreads erano quasi tutte più che positive. Ci tengo a dire dunque che "Prodigy" non mi ha deluso, la storia mi è piaciuta molto, ma non ho condiviso una scelta dell'autrice, una scelta che in "Legend" era decisamente diversa.

Ma andiamo con ordine e parliamo dei personaggi.
Proprio come li avevamo lasciati, ritroviamo June e Day, le due voci narranti del romanzo. Mi sono piaciuti entrambi i punti di vista: a volte preferivo June, altre volte Day. Nel complesso, sono entrambi ben caratterizzati: ho ritrovato le stesse caratteristiche che avevo notato in "Legend", anche se qualche comportamento non l'ho condiviso appieno.

«Day è preoccupato per me, e ha ragione. Qualcosa potrebbe andare storto. Potrebbero spararmi nello stesso instante in cui mi trovano. Oppure legarmi a testa in giù nella stanza degli interrogatori. L'ho visto succedere un milione di volte. Potrei essere morta prima della fine della giornata. Devo concentrarmi.»

Personaggio che invece mi ha deluso tanto è Tess, che avevo invece avevo molto apprezzato nel primo libro. Quasi mi sono dimenticato della 'vecchia' Tess, dato che la ragazza che ho trovato qui è completamente diversa: debole, superficiale, egoista.
Proprio questo cambiamento è ciò che ha permesso all'autrice di prendere una scelta che io non ho per niente condiviso: il triangolo d'amore. E ora io mi chiedo: perché? Nel primo libro, la Lu aveva tenuto in secondo piano (e a me era piaciuta molto questa decisione!) anche la storia che nasce tra June e Day, rendendo il tutto diverso dalla maggior parte dei romanzi YA/Distopici presenti ora nelle librerie. In questo secondo libro, invece, ha deciso di dare un ruolo più importante ai sentimenti, che sono, a mio parere, forzati e spesso anche esagerati. Se non fosse stato per questo, il libro sarebbe stato allo stello livello di "Prodigy".
Ben caratterizzato è Thomas, un ragazzo che me lo ricordavo bene per quello che aveva commesso nel primo libro. La storia alle sue spalle è dura, difficile: più la leggevo, più lo guardavo da un punto di vista diverso.
Tralasciando dunque quel "difetto", il resto è davvero ben pensato dall'autrice e ben gestito. Un mondo ricco di persone strane, particolari, uniche, imperfette.
La stessa cura l'ho trovata anche nelle ambientazioni.
Tutte sorprendenti, uniche e nuove rispetto al primo libro. La capacità di Marie Lu consiste proprio nel fornire quei dettagli necessari, che lasciano il giusto spazio all'immaginazione del lettore.
In questo secondo capitolo, approfondisce inoltre la separazione tra Repubblica e Colonie, le due parti in cui si trovano divisi gli Stati Uniti. Ci addentreremo questa volta, in modo particolare, nelle Colonie, iniziando a capire come effettivamente funzionano; capiamo dunque come i due sistemi lavorino in maniera diversa, i loro pregi e difetti e, in modo particolare, capiamo come questi nascondano informazioni agli abitanti.
La trama è davvero avvincente: presenta delle buone idee, che l'autrice riesce a gestire molto bene.
Il romanzo scorre in maniera veloce: l'ho praticamente finito in un solo giorno, perché, proprio come "Legend", presenta un ritmo incalzante, che regala qualche piacevole ora di lettura.
Ancora più intenso, più frenetico è il finale.
Quando finalmente sembra che si sia arrivati a una sosta, a un punto fermo, ecco che l'autrice introduce, proprio nelle ultime pagine, un nuovo colpo di scena, che personalmente mi ha lasciato completamente di stucco, a bocca aperta.
Un libro davvero coinvolgente, appena inferiore al primo; per adesso, comunque, direi che è assolutamente una trilogia che mi sento di consigliare e non vedo l'ora di concluderla con la lettura di "Champion", già presente in Italia, dal quale mi aspetto moltissimo e mi sento che sarà un'altra lettura emozionante, ricca di colpi di scena, che saprà regalarmi un degno finale a questa trilogia.

VOTO FINALE

lunedì 27 luglio 2015

Brilleremo tra un milione di soli - Beth Revis

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Torno con una nuova recensione di un libro che aspettavo da tantissimo tempo, che non vedevo l'ora di leggere e che mi ha completamente conquistato.
Ringrazio l'editore per la copia del libro.
Un saluto e tante buone letture.


Titolo Brilleremo tra un milione di soli
Titolo originale A Million Suns
Autore Beth Revis
Edito Piemme
Prezzo 18,50 €
Pagine 384
Genere Romanzo distopico

«L'amore senza scelta non è amore»

TRAMA
Sono passati tre mesi da quando Amy è stata risvegliata dal suo sonno di ghiaccio: ormai sta dimenticando com’era vivere sulla Terra e ovunque guardi vede solo le pareti di metallo della nave spaziale Godspeed.
Ma forse c’è una speranza: adesso è Elder ad avere il potere. Il ragazzo che ormai ha imparato a conoscere, di cui si fida e per cui non può negare di provare una forte attrazione. Ed Elder è un capo molto diverso dai precedenti: non vuole più mentire agli abitanti della nave. Ci sono ancora molte verità, però, che lui per primo non conosce e che aspettano di essere dette: quanto manca davvero prima di atterrare su Terra-Centauri? E cosa è successo durante l’Epidemia che ha decimato gli abitanti della nave?
Elder e Amy dovranno scoprire insieme il segreto che si nasconde tra le pareti della Godspeed. Mentre a ogni passo rischiano di accendersi focolai di rivolta sulla nave, e anche se il loro amore rischia di distrarli dai pericoli che li circondano...

Era da quando avevo chiuso il primo libro, "Across the Universe", che volevo leggere il seguito, curioso di scoprire come l'avventura di Amy ed Elder potesse evolversi. Posso solo dire che Beth Revis mi ha sorpreso nuovamente e ha saputo regalarmi un seguito degno del primo romanzo della trilogia.

Cominciamo come di consueto a parlare dei personaggi.
I due protagonisti, nonché voci narranti, sono proprio Amy ed Elder. Non posso che confermare i pensieri che avevo circa loro due: entrambi sono davvero ben pensati dall'autrice, forti, molto simili ma allo stesso tempo anche molto diversi. Penso che in questo secondo capitolo, forse Amy è anche migliore di Elder: si trova spesso in situazioni spiacevoli, ma in qualche modo riesce a venirne fuori, grazie alla sua calma e, in particolare, alla sua capacità di analizzare in maniera completa la situazione, il problema, per poi trovare la soluzione migliore. Ciò che veramente mi piace di entrambi è il fatto che non siano personaggi perfetti: sono proprio i loro difetti che mi hanno portato ad amarli ancora di più.

«È meno doloroso essere intrappolati su una nave se non cerchi di pensare di essere in trappola»

Lo stesso vale per Orion: pensavo che in "Across the Universe" avesse dato il meglio di sé, ma mi sbagliavo: l'alone di mistero che lo circonda qui è ancora più intenso ed è proprio la chiave di questo romanzo. Noteremo un riscatto sorprendente di questo personaggio, che mi ha portato ad apprezzarlo ancora di più.
Anche Doc resta un gran personaggio: affiancato dalla sua assistente Kit, assume un ruolo fondamentale per la trama e per la Godspeed, ormai sempre più stravolta dai cambiamenti e dalle rivelazioni.
Il mondo dei personaggi è semplicemente unico, sorprendente, meraviglioso. Ognuno ha le sue caratteristiche, i suoi difetti e i suoi pregi, che li rendono, nella loro imperfezione, perfetti.

«È il non sapere che mi uccide. Non sapere se c'è la possibilità che qualcosa cambi, non sapere se c'è davvero una speranza»

Notevoli restano anche le ambientazioni.
La Godspeed, luogo principale, è assolutamente fantastica: già grazie al primo romanzo era facile capire come fosse davvero ben studiata dall'autrice; in questo secondo capitolo, però, il tutto è ancora più sbalorditivo: la Revis introduce luoghi nascosti, dimenticati, e arricchisce il tutto con moltissimi segreti, alcuni di questi semplicemente incredibili.
Ho apprezzato molto anche l'Ospedale, così come mi era piaciuto in "Across the Universe", e il livello di Criogenia, ricco di segreti inimmaginabili.
La trama è avvincente, ricca di idee ben realizzate. Lo stile di Beth Revis è inconfondibile: in ogni capitolo crea sempre più suspense, che porta il lettore a divorare il libro e lo fa giungere, in pochissimo tempo, al finale.
Una conclusione davvero convincente, ricca di tensione, che mi ha lasciato milioni di dubbi, i quali troveranno sicuramente una risposta nell'ultimo libro della trilogia, "Shades of Earth", per ora inedito in Italia.
Una lettura davvero coinvolgente, con colpi di scena presenti fino all'ultima pagina. I primi due libri meritano molto, soprattutto per chi ama il genere, anche perché l'autrice inserisce in entrambi quel tocco di mistery che rende il tutto ancora più emozionante.

VOTO FINALE

venerdì 24 luglio 2015

Inchiostro Rosso - Julie Mayhew

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Oggi vi parlo di un libro molto strano, particolare, che ha saputo sorprendermi in positivo.
Tengo inoltre a ringraziare l'editore per la copia del libro.
Un saluto e a presto.


Titolo Inchiostro Rosso
Titolo originale Red Ink
Autore Julie Mayhew
Edito Giunti (collana Y)
Prezzo 12,00 €
Pagine 283
Genere Romanzo

«"Abbraccio l'idea della morte!" Io la morte non l'ho abbracciata. Negli ultimi mesi è lei che ha abbracciato me. Mi ha gettato le braccia al collo, alla gola. Poi mi ha spinto giù, sotto la superficie. Avrebbe potuto avere la meglio, annegarmi, ma ho sentito che dovevo nuotare, che dovevo tornare a respirare.»

TRAMA
Un romanzo di formazione. Segreti e miti di famiglia, verità e menzogne tessute pur di essere amati. 
Inchiostro rosso, quello che non devi usare mai per le persone che ami perché si dice sia augurio di morte. Inchiostro rosso, quello che Melon ha usato per scrivere a sua madre dopo il litigio... Sarà solo superstizione, ma Melon Fouraki non riesce a scacciarlo dai suoi pensieri perché Maria, la donna bella e spregiudicata, così diversa da lei, che l'ha data alla luce a soli sedici anni, quel giorno è morta davvero in un incidente. Il padre non l'ha mai conosciuto e Creta, isola delle loro origini, è così lontana.
Ma quanto meno Melon ha la Storia. La Storia così piena di ricordi poetici e confortanti che la madre le ha ripetuto mille volte: della famiglia Fouraki, di un'infanzia serena tra i profumi e i colori mediterranei della fattoria e poi della grande rottura tra Maria e suo padre, che non le ha mai perdonato la fuga d'amore verso l'avventurosa e frenetica Londra. Melon ora sente il bisogno di indagare, di scoprire i luoghi e i personaggi di quella saga, e così accetta la proposta di Paul, il compagno di Maria che per lei è quasi un estraneo ma ora è suo tutore: insieme porteranno le ceneri di Maria in Grecia, ma quel viaggio sarà un'estate che le cambierà la vita, l'inizio di una nuova Storia. 
Sì, perché l'inchiostro rosso è anche quello con cui puoi decidere di riscrivere la tua Storia, quella vera.

Quasi per caso, guardando le mail ricevute, mi sono ritrovato la segnalazione di questo libro da parte della Giunti: incuriosito, leggo la trama e decido immediatamente di dargli una possibilità. Non sapevo bene cosa aspettarmi, ma direi che tutto sommato il libro è decisamente godibile.

Ciò che salta subito all'occhio è il modo in cui è organizzato il romanzo: l'autrice alterna in maniera irregolare momenti che avvengono prima della morte della madre della protagonista, che ci aiutano a capire e conoscere meglio Melon, e momenti che avvengono dopo tale evento e che riguardano ciò che la nostra protagonista deve effettivamente affrontare: si passerà, dunque, da capitoli intitolati "6 anni prima" a "133 giorni dopo".
Ogni tanto, in mezzo tra i vari capitoli, l'autrice inserisce anche "La Storia", volta a raccontarci le origini di Melon.

Per quanto riguarda i personaggi, dunque, la protagonista è Melon, ragazza alla quale le viene strappata via una figura fondamentale nella sua vita, la madre.
Ma Melon è un personaggio forte, che reagisce, che cerca di non pensare a ciò che è successo per continuare a vivere nel migliore dei modi. È molto diretta in ciò che dice e pensa, e spesso questo viene mostrato attraverso l'utilizzo di un linguaggio scurrile, che non mi è mai sembrato esagerato o fuori luogo.

«Devi continuare a nasconderti. Devi continuare a lottare. L'ultima cosa che devi fare è ammettere la sconfitta. [...] Devi ingannare, mentire, mascherare e sperare di avvicinarti un passettino alla volta alla perfezione.»

Molto importante è anche la figura di Paul, il fidanzato della mamma. Personaggio ben caratterizzato: più andiamo avanti con la lettura, più iniziamo a capirlo, a conoscerlo, a sentirlo amico.
Ragazzo che invece non mi è piaciuto è Haris, che viene introdotto molto più tardi rispetto a tutti gli altri, Sinceramente, la sua figura mi è sembrata un po' forzata; spesso ho pensato fosse totalmente inutile e, tuttora, credo che potesse essere benissimo omesso. Anche la migliore amica di Melon, soprannominata Pulcino, non mi ha fatto impazzire, oltre al fatto che risulta essere poco leale verso la protagonista, assumendo atteggiamenti poco condivisibili.
In generale, comunque, il mondo creato dall'autrice è ben delineato, anche se di alcuni personaggi abbiamo poche informazioni e a volte, anche per gli strani nomi, si rischia di fare confusione.
Il tocco della scrittrice è sicuramente meno presente nelle ambientazioni.
Viene lasciato molto più spazio all'immaginazione del lettore che, se da una parte è sicuramente un aspetto positivo, dall'altra invece avrei preferito qualche informazioni in più, soprattutto per quanto riguarda, per esempio, il paesaggio e i luoghi di Creta, che a volte facevo fatica a immaginare.
Il libro si incentra piuttosto sull'aspetto psicologico di Melon, su come affronta la morte della madre e sul come cerca di rimuovere tale momento dalla sua testa, inserendo anche qualche tocco di ironia che, personalmente, ho molto apprezzato.

«Volare è come morire: ti ritrovi in un altro posto.»

In sé il romanzo non è troppo lungo e scorre molto velocemente: lo stile della Mayhew è molto semplice, ma mai banale, e, soprattutto, è diretto. Cattura molto il lettore, che viene preso dalla vicenda e vuole sapere come il tutto si sviluppa.
Ho apprezzato molto anche il finale.
Una conclusione molto curata dall'autrice, per certi versi prevedibile, per altri impensabile. Si nota sicuramente un riscatto, un miglioramento della protagonista, che ho decisamente accolto.
Non voglio aggiungere altro, anche per non rischiare di fare spoiler; in ogni caso, penso che "Inchiostro rosso" sia un romanzo d'esordio niente male, con i suoi difetti, certo, ma nel complesso è  un romanzo più che apprezzabile, al quale si può dare una possiblità.

VOTO FINALE

giovedì 16 luglio 2015

Love Letters to the Dead - Ava Dellaira

Ciao a tutti, ragazze e ragazzi.
Torno con una nuova recensione di un libro che volevo leggere da un po' di tempo, che mi è piaciuto molto, nonostante all'inizio non fosse ciò che mi aspettavo.
Il romanzo è presente anche in Italia con il titolo "Noi siamo grandi come la vita", edito Sperling & Kupfer, al prezzo di 16,90 €.
Un saluto, tante buone letture e a presto.


Titolo Love Letters to the Dead
Titolo originale -
Autore Ava Dellaira
Edito Farrar, Straus and Giroux
Prezzo 17,99 $
Pagine 336
Genere Romanzo epistolare

«Un amico è colui che ti dà l'assoluta libertà di essere te stesso, soprattutto di sentire, o di non sentire. Qualunque cosa provi in un dato momento, per lui va bene. Questo è il vero amore: lasciare che una persona sia quello che è davvero.»

TRAMA (tradotta da me)
Tutto comincia con un compito per scuola: Scrivi una lettera a una persona morta.
Laurel sceglie Kurt Cobain perché sua sorella, May, lo adorava. Ed egli è morto giovane, proprio come May. Presto, Laurel si ritrova un diario pieno di lettere a persone morte – a persone come Janis Joplin, Heath Ledger, Amelia Earhart, E Amy Winehouse – sebbene lei non abbia mai dato una singola lettera al suo insegnante. Scrive sull’inizio della scuola superiore, navigando le agitate acque delle nuove amicizie, imparando a vivere nella sua famiglia ormai divisa, innamorandosi per la prima volta, e, più importante di tutto, provando a piangere la perdita di May. Ma come fai a essere in lutto per qualcuno che non hai perdonato?
È solo quando scrive la verità su cosa è successo a se stessa, che finalmente accetta ciò che è successo a May. È solo quando Laurel inizia a vedere sua sorella come davvero era – carina e incredibile e piena di difetti – che riese davvero a scoprire il suo cammino.


«La verità è bella, non importa quale sia. Anche se fa paura, o se è brutta. E' bella semplicemente perché è vera. E la verità è luce. Ti rende più te. Io voglio essere me.»

Appena letta la trama, "Love letters to the dead" è entrato immediatamente nel lista dei libri da leggere.
Il titolo, molto più convincente in inglese, mi ha subito colpito, e la voglia di leggere questo libro era sempre più alta, soprattutto dopo aver letto molte recensioni positive, che hanno reso le mie aspettative elevatissime. Forse proprio per questo motivo, il primo quarto di libro è stato per me molto deludente; fortunatamente, dopo, la storia ha cambiato completamente faccia.

Ma partiamo, come di consueto, a parlare dei personaggi.
La protagonista, nonché narratrice, è Laurel, colei che scrive le lettere alle persone morte. Il tutto, iniziato come compito di scuola, diventa fondamentale per la ragazza, che riesce a sfogarsi e a crescere come persona.

«Io penso che, quando perdiamo una cosa molto vicina, è come se perdessimo noi stessi

Non nego che il paragone con Charlie di "Noi siamo infinito" mi è subito venuto in mente. Anche Laurel, almeno inizialmente, è a mio parere una "wallflower", anche se, specialmente a scuola, lo mostra meno. Fin da subito capiamo che Laurel nasconde un segreto, di cui fa parte anche May, la sorella morta poco tempo prima.
May è un personaggio assolutamente fondamentale, perché nucleo della storia, oltre al fatto che permette poi la crescita vera e propria della protagonista. In questo, la dà una mano anche un ragazzo, Sky, di cui Laurel s'innamora.
Grazie al ragazzo, l'autrice può introdurre e analizzare temi ricorrenti, come l'amore in età adolescenziale e il bullismo; grazie ai genitori della protagonista, invece, vengono trattate anche le tematiche del divorzio, del distacco e dell'abbandono; infine, grazie alla sorella Amy, l'autrice analizza a fondo il tema della morte adolescenziale e del lutto.
Non bisogna dimenticarsi delle nuove amiche di Laurel, Hannah e Natalie: sono legate alla nostra protagonista, forse lo vorrebbero essere di più, ma hanno anche un ulteriore problema a cui far fronte.
Sono tutti personaggi unici, particolari; ognuno ha la sua storia, la sua caratterizzazione, che lo rende unico e diverso da tutti gli altri.

«"Perché è più difficile perdere alcune cose rispetto ad altre?"
"Dipende dall'amore, naturalmente. Più ami una cosa, più dura è perderla

Completamente diverse sono le ambientazioni.
Qui è meno presente il tocco di Ava Dellaira, che lascia più spazio all'immaginazione del lettore.
Molto particolare e toccante è sicuramente la camera di May, rimasta proprio così come l'aveva lasciata l'ultima volta. Quando si entra per la prima volta, si viene avvolti da questa atmosfera incredibilmente unica e quasi si sente il profumo di questa stanza, di queste quattro pareti ormai vuote e inabitate da diverso tempo.

«L’universo è più grande di qualunque cosa possa entrare nella tua mente

Il vero difetto di questo libro, a mio parere, è il 'ritmo'.
La parte iniziale, almeno per me, ha fatto fatica a ingranare, soprattutto perché vi era un'alternanza di situazioni interessanti e situazioni quasi noiose, che hanno reso la lettura (solo inizialmente) molto faticosa e impegnativa.
La restante maggior parte del libro, invece, è l'opposto: la storia scorre via velocissimamente e il lettore viene completamente preso, fino ad arrivare all'ultima pagina.
L'aspetto che, invece, al contrario, mi ha entusiasmato maggiormente riguarda proprio la scelta di utilizzare persone famose morte (per esempio Kurt Cobain o Amy Winehouse) come interlocutori. Penso che l'autrice abbia svolto un lavoro fantastico, molto approfondito, in grado di unire le vicissitudini accadute a tali persone con quelle che succedono (o sono successe) a Laurel.
Assolutamente perfetto, distruggente e commovente risulta essere il finale.
Il lettore assiste, finalmente, al cambiamento definitivo della protagonista, che finalmente riesce a capire chi è lei e che cosa prova davvero verso la sorella.
Un libro toccante e attuale, con una storia diversa dalle solite. "Love letters to the dead" è un romanzo sicuramente molto particolare, non perfetto, ma che vale la pena di leggere.

«Perché credo che con il termine "bellezza" tu non voglia indicare solo una cosa graziosa: ti riferisci a qualcosa che ci rende umani.»

VOTO FINALE